sabato 28 agosto 2010

IL VANGELO DI DOMENICA 15 AGOSTO 2010

il vangelo di Ermes Ronchi
Siamo germogli di luce nel mondo

Assunzione della Beata Ver­gine Maria

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la re­gione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nel­la casa di Zaccarìa, salutò E­lisabetta. Appena Elisabet­ta ebbe udito il saluto di Ma­ria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Be­nedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! [...]
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signo­re le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magni­fica il Signore e il mio spiri­to esulta in Dio, mio salva­tore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva [...]».

L’ Assunzione di Ma­ria al cielo in anima e corpo è l’icona del nostro futuro, anticipazione di un comune destino: an­nuncia che l’anima è santa, ma che il Creatore non spre­ca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfi­gurato, lo stesso destino del­l’anima. Perché l’uomo è u­no.
I dogmi che riguardano Ma­ria, ben più che un privilegio esclusivo, sono indicazioni esistenziali valide per ogni uomo e ogni donna. Lo in­dica benissimo la lettura dell’Apocalisse: vidi una donna vestita di sole, che sta­va per partorire, e un drago.
Il segno della donna nel cie­lo evoca santa Maria, ma an­che l’intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, anche me, piccolo cuo­re ancora vestito d’ombre, ma affamato di sole. Con­tiene la nostra comune vo­cazione: assorbire luce, farsene custodi (vestita di sole) , essere nella vita datori di vi­ta (stava per partorire): ve­stiti di sole, portatori di vita, capaci di lottare contro il male (il drago rosso). Indos­sare la luce, trasmettere vi­ta, non cedere al grande ma­le.
La festa dell’Assunta ci chia­ma ad aver fede nell’esito buono, positivo della storia: la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della vio­lenza; il futuro è minaccia­to, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago.
Il Vangelo presenta l’unica pagina in cui sono protago­niste due donne, senza nes­sun altra presenza, che non sia quella del mistero di Dio pulsante nel grembo. Nel Vangelo profetizzano per prime le madri. « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo ». Prima parola di E­lisabetta, che mantiene e prolunga il giuramento irre­vocabile di Dio: Dio li bene­disse (Genesi 1,28), e lo e­stende da Maria a ogni don­na, a ogni creatura. La pri­ma parola, la prima germinazione di pensiero, l’inizio di ogni dialogo fecondo è quando sai dire all’altro: che tu sia benedetto. Poterlo pensare e poi proclamare a chi ci sta vicino, a chi condi­vide strada e casa, a chi por­ta un mistero, a chi porta un abbraccio: « Tu sei benedet­to », Dio mi benedice con la tua presenza, possa bene­dirti con la mia presenza.« L’anima mia magnifica il Signore ». Magnificare signi­fica fare grande. Ma come può la piccola creatura fare grande il suo Creatore? Tu fai grande Dio nella misura in cui gli dai tempo e cuore. Tu fai piccolo Dio nella misura in cui Lui diminuisce nella tua vita.
Santa Maria ci aiuta a cam­minare occupati dall’avve­nire di cielo che è in noi co­me un germoglio di luce. Ad abitare la terra come lei, be­nedicendo le creature e fa­cendo grande Dio.
(Letture: Apocalisse 11,19a;12,1-6a.10ab; Salmo 44; 1 Corinzi 15,20-27a; Lu­ca 1 ,39 -56)

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