sabato 20 novembre 2010

Vangelo Domenica 21 novembre: Un Dio che si sacrifica per l’uomo

Un Dio che si sacrifica per l’uomo di Ermes Ronchi

XXXIV Domenica- Anno C Solennità di Cristo Re

In quel tempo, [dopo che eb­bero crocifisso Gesù,] il po­polo stava a vedere; i capi in­vece deridevano Gesù di­cendo: «Ha salvato altri! Sal­vi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». (...). Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
U­no dei malfattori appesi al­la croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stes­so e noi!».
L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stes­sa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le no­stre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E dis­se: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo re­gno ».
Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Cristo re dell’universo, proclama la liturgia. Ma dov’è il suo regno, dov’è mai la terra come Lui la sogna, la nuova architettura del mondo e dei rapporti u­mani? Lui, venuto come se non fosse venuto...Il Vangelo di oggi ci aiuta a delineare al­cuni tratti del Regno. Il pri­mo è rivelato dalle parole dei capi del popolo: ha salvato gli altri, salvi se stesso. Rico­noscono in Gesù una storia di uomini e donne salvati, guariti, rimessi in piedi, tra­sfigurati. Riconoscono che Gesù salva altri e non pensa a salvare se stesso. Qui è po­sta l’immagine nuova di Dio, l’assoluta novità cristiana: un Dio che non chiede sacrifici all’uomo, ma che si sacrifica lui per l’uomo. Che al centro dell’universo non pone se stesso, ma l’uomo salvato e guarito; che come obiettivo della storia non mette la pro­pria gloria o l’adorazione, ma la vita piena dell’uomo.
Regale è davvero questo a­more che si inabissa, dimen­ticandosi, nell’amato.
Il secondo tratto del volto del re è rivelato dalle parole del malfattore appeso alla croce: egli invece non ha fatto nul­la di male. Una frase sola, di semplicità sublime: non ha fatto nulla di male. In queste parole è racchiuso il segreto della regalità vera: niente di male, in quell’uomo; inno­cenza mai vista ancora, nes­sun seme di odio, il solo che non ha nulla a che fare con la violenza e con l’inganno.
Questo è bastato ad aprirgli il cuore: il ladro intravede in quell’uomo non solo buono, ma esclusivamente buono, un possibile futuro diverso, l’inizio di una umanità nuo­va. Intuisce che quel cuore pulito è il primo passo di u­na storia diversa, l’annuncio di un regno di bontà e di per­dono, di giustizia e di pace. Ed è in questo regno che do­manda di entrare.
Ricordati di me - prega il la­dro morente. Sarai con me ­risponde l’Amore. Sintesi ul­tima di tutte le possibili pre­ghiere.
Ricordati - prega la paura. Ti terrò con me - ri­sponde l’Amore. Solo ricor­dati e mi basta - prega l’ulti­mo respiro di vita. Sarai con me, risponde l’immortale. Non solo nel ricordo, ma in un abbraccio forte.
Ecco il nostro Re: uno che ha la forza regale e divina di di­menticare se stesso dentro la paura e la speranza dell’al­tro; il cuore di chi rivolge le sue ultime parole per gli uo­mini a un assassino e, in lui, a tutti noi che nascondiamo in fondo all’anima la tenta­zione o la capacità di una cul­tura di morte. È lì, nel ladro ucciso, la consacrazione su­prema della dignità dell’uo­mo: nel suo limite più basso l’uomo è sempre e ancora a­mabile per Dio, basta solo la sincerità del cuore. Non c’è nulla e nessuno di definiti­vamente perduto, nessuno che non possa sperare, per oggi e per domani.

(Letture: 2 Samuele 5,1-3; Sal­mo 121; Colossesi 1,12-20; Lu­ca 23 , 35 -43 ).

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