giovedì 18 marzo 2010

Il Vangelo della Domenica

Tiziano, Cristo e l'adultera (1512/1515, Kunsthistorisches Museum, Vienna)
il Vangelo
di Ermes Ronchi V Domenica di Quaresima Anno C
La fiducia contro la «prima pietra»
In quel tempo (...) gli scribi e i farisei gli condussero u­na donna sorpresa in adul­terio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, que­sta donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha co­mandato di lapidare don­ne come questa. Tu che ne dici?».
Dicevano questo per metterlo alla prova e per a­vere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per ter­ra.
Tuttavia, poiché insiste­vano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Quelli, u­dito ciò, se ne andarono u­no per uno, cominciando dai più anziani.
Una donna trascinata lì a forza, nell’ango­scia di morire, e Ge­sù ne prende subito le dife­se, senza neppure chiedere se è pentita. Sta rischiando la morte, e tanto basta, per­ché legge suprema di Dio è che l’uomo viva.
Scrive il grande teologo Johann Baptist Metz: « il primo sguardo di Gesù non va mai sul peccato delle persone, ma sempre sulla sofferenza ».
Gesù scriveva, lo sguardo fis­so a terra.
Evita perfino di guardarci in faccia quando ci lasciamo prendere dai nostri furori di accusare e di farci giustizia; evita perfino di incrociare il nostro sguar­do, se ha come intenzione la morte.
Chi è senza peccato scagli per primo la pietra.
Se ne andarono tutti, comincian­do dai più vecchi. Gesù rimane solo con la donna, là in mezzo. È cala­to il silenzio. Loro due soli, e Gesù si alza. Un gesto bel­lissimo: si alza davanti alla donna peccatrice, come ci si alza davanti alla persona attesa e importante, con tutto il rispetto che so dare.
Poche scene del Vangelo i­spirano tanta consolazione come questa: Gesù si alza, si avvicina, le parla. Nessuno le aveva parlato. Lui la chia­ma donna, con il nome che ha usato per sua madre a Cana, che userà sul calva­rio. Non è più la peccatrice, è donna di nuovo.
Dove sono? Quelli che san­no solo lapidare e seppelli­re di pietre, dove sono? Non qui devono stare. Quelli che sanno solo vedere peccati intorno a sé, e non dentro di sé, dove sono? Gesù vuole che scompaiano gli accusa­tori, come dal suo campo visivo, così devono scom­parire dal cerchio dei suoi amici, dai cortili dei templi, dalle navate delle chiese.
Va’ e d’ora in poi non pecca­re più. Risuonano le sei pa­role che nel Vangelo basta­no a cambiare una vita. Qualunque cosa quella donna abbia fatto, non ri­mane più nulla, cancellato, azzerato: «Tu sei più grande dei tuoi peccati, sei la tua capacità di amare ancora, di amare bene».
Gesù le ri­dona l’innocenza delle ori­gini, la possibilità di essere fedele domani e dopodo­mani. Un perdono così facile e im­mediato non è rischioso? Gesù non è rivolto al passa­to di una persona, ma al suo futuro; non solo è buono e misericordioso e non tiene conto, ma c’è di più: ha fi­ducia in noi, vede noi oltre noi. Mi perdona per un at­to di fede in me: nel mio in­verno vede primavere che sbocciano. Perdona perché per lui il bene di domani conta più del male di oggi.
Signore, concedimi la gioia di vederti mentre ti alzi e ti fai vicino, e l’umiltà di la­sciare cadere di mano tutti i sassi.
E, ti prometto, non lancerò mai più pietre. Con­tro nessuno.
( Letture: Isaia 43,16-21; Sal­mo 125; Filippesi 3,8- 14; Giovanni 8,1-11)

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