sabato 6 marzo 2010

PortaParola Ravenna 6/3/2010


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BATTAGLIA CULTURALE PER LA VITA

GLI APPELLI GENERICI NON BASTANO PIÙ

PAOLA RICCI SINDONI


La presentazione del Rapporto sull’a­borto in Europa, elaborato dall’Istitu­to per le politiche familiari e presentato ieri a Bruxelles, piuttosto che assomiglia­re a un rigoroso resoconto statistico sulla popolazione continentale sembra un bol­lettino di guerra, l’impietosa fotografia di un massacro silenzioso.

Alcuni dati per ca­pire: in Europa nel 2008 si è consumata la morte di 2,9 milioni di bambini non nati, uno ogni 11 secondi, 327 ogni ora, 7.468 al giorno. Negli ultimi 15 anni solo nell’Eu­ropa comunitaria la cifra è di 20 milioni di bambini che non hanno visto la luce, e l’I­talia, insieme alla Gran Bretagna, la Fran­cia e la Romania fa parte del gruppo di te­sta di questa impressionante carneficina.

L’aborto ha così ormai perso l’immagine di una pratica eccezionale e dolorosa, compiuta per motivi gravi di salute della madre o del piccolo, per diventare in po­chi decenni un metodo di controllo delle nascite, entrando nel costume sociale e nel sentire comune come una pratica 'normale' che ha progressivamente con­dotto la coscienza collettiva a non consi­derarlo un 'reato' contro la vita, quanto piuttosto come un 'diritto' da parte della donna di autogestire la propria sessualità.

La successiva mistificante evoluzione lin­guistica, avviata nella Conferenza del Cai­ro su Popolazione e sviluppo, nel settem­bre 1994, che ha declinato l’aborto con il concetto di 'diritto alla salute riprodutti­va', ha spalancato le porte alle legislazio­ni nazionali e internazionali, convinte or­mai con l’ultima arrivata – la Spagna – che in pieno clima interculturale si debba fa­vorire la convivenza di un sano plurali­smo etico.

Non si avverte però l’abissale differenza che separa la semplice accetta­zione di idee e di comportamenti diversi con l’ammissione devastante che com­promette il diritto di esistere di altre per­sone. Non si tratta infatti di manifestare opinioni culturali, prive di incidenze so­ciali, o di scelte etiche che coinvolgono la singolarità della coscienza personale, ma di opzioni che coinvolgono altri, come bambini non fatti nascere e che invece cir­costanze favorevoli avevano condotto al­le soglie dell’esistenza.

Certo è che gli appelli generici non basta­no più.

Va al contrario avviata una rivolu­zione culturale che trovi un necessario supporto con decise politiche di garanzia e di sostegno per il figlio e la madre. Lo ha capito bene l’Istituto estensore del Rap­porto che alla fine della sua analisi sul de­solante sviluppo zero della demografia eu­ropea indica alcune interessanti proposte, come quella di promuovere il diritto alla vita tramite la richiesta alla politica di con­dizioni sociali favorevoli, volte a suppor­tare gli aiuti alla gravidanza intesa come bene sociale.

Interessante anche l’idea di monitorare la curva demografica all’in­terno dei singoli Paesi della Ue al fine di so­stenere politiche comunitarie che risve­glino la cultura dell’accoglienza e favori­scano la percezione sociale che la vita, pri­ma ancora della libertà, è un diritto ina­lienabile che non può essere soffocato. Ol­tre che potenziare centri di aiuto e di a­scolto, si reclamano anche politiche fi­nanziarie che, ad esempio riducano le spe­se dei prodotti per la prima infanzia, e che sostengano – tramite bonus – la preparazione nei nove mesi dell’attesa di quei sup­porti necessari per l’arrivo del bambino.

Piccoli segni, si dirà, ma indispensabili perché alla cultura dell’individualismo au­tocentrato e chiuso al futuro possa sosti­tuirsi uno sguardo più aperto al domani, che vogliamo sia ospitale e promettente per quanti – si spera tanti – verranno do­po di noi.

CENTOMILA SPOT. PARTE LA PROTESTA DELL’EMITTENZA LOCALE

ROMA. Parte la protesta dei centomila comunicati in audio e in video. Le oltre 900 emittenti radiotelevisive aderenti alle associazioni Aeranti-Corallo hanno deciso di attivare una campagna di informazione contro la norma inserita nel Milleproroghe, che ha tolto loro le provvidenze statali.

Inoltre le emittenti hanno annunciato che in campagna elettorale chiederanno costantemente ragione a parlamentari locali dei motivi per i quali sono state soppresse le provvidenze, auspicando un fermo impegno per il ripristino. Gli spot per la tv e per la radio sono stati presentati ieri in una conferenza stampa a Roma, nei pressi di Montecitorio, alla quale, oltre al presidente di Aeranti-Corallo Marco Rossignoli e al presidente del Corallo Luigi Bardelli, hanno partecipato i rappresentanti di numerosi emittenti locali.

Presenti alcuni esponenti delle opposizioni, come l’ex sottosegretario con delega per l’editoria del governo Prodi, Riccardo Levi, il senatore del Pd Vincenzo Vita e Roberto Rao dell’Udc. Tutti hanno garantito il loro impegno in favore dell’iniziativa. Roberto Rao, in particolare, ha ricordato che «le tv e le radio locali garantiscono lavoro a migliaia di persone e sono un importante strumento di libertà di informazione». Senza la riforma del settore e con simili provvedimenti, «si rischia di far chiudere chi merita e di far sopravvivere chi non merita». Bardelli ha spiegato che l’emittenza locale impiega circa 1.600 giornalisti contrattualizzati e che per alcune emittenti i tagli delle provvidenze «costituiscono realmente un peso eccessivo».

Inoltre, ha aggiunto, le 607 radio di Aeranti-Corallo hanno subito un taglio complessivo di circa 12 milioni di euro, «più o meno la cifra che è stata invece garantita a quattro radio di partito». In favore dell’emittenza locale si è espressa la Lega. In un comunicato congiunto Sergio Divina e Maurizio Fugatti hanno chiesto ai ministri Tremonti e Scajola che «vengano rinvenuti al più presto i finanziamenti necessari». Il presidente della Commissione bilancio della Camera Giancarlo Giorgetti ha garantito l’impegno per il ripristino dei fondi: «I tempi saranno brevissimi». (R. Zan.)

TV2000 LANCIA «TG 2000: TERZO TEMPO»

Al via da oggi, ogni mercoledì, il nuovo programma di approfondimento sui problemi di attualità: si parte dal tema lavoro

Si chiama Tg2000 - Terzo tempo , il settimanale di approfondimento curato dalla redazione del tg di Tv2000. Da oggi, ogni mercoledì, alle 14.30 e alle 22.40, il programma condotto da Cesare Cavoni metterà a fuoco un tema di attualità, dando spazio non soltanto agli argomenti più caldi del dibattito pubblico, ma anche alle questioni di grande rilevanza sociale che non riescono a emergere in modo adeguato sulla scena della comunicazione televisiva.

«Spesso i media attingono al lessico sportivo per descrivere i fenomeni sociali, economici, politici – spiega il direttore dei programma giornalistici di Tv2000, Stefano De Martis – e a noi è sembrato significativo mutuare dal rugby l’idea del 'terzo tempo', quel momento in cui dopo la partita le squadre e le tifoserie si salutano con cordialità riconoscendosi reciprocamente dignità e stima. Fuori di metafora, è l’idea di un incontro possibile e costruttivo, mirato alla soluzione dei problemi, che non esclude e che anzi presuppone un confronto serrato, senza confusione di ruoli e senza ambiguità». La prima puntata – Il lavoro dov’è? –, a partire dalla rappresentazione della gravissima crisi occupazionale, cercherà soprattutto di analizzare i termini di una risposta realistica al problema dell’impiego. In studio il vicepresidente del Cnel, Giuseppe Acocella, e il giuslavorista Michel Martone. La scaletta prevede le interviste al segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, e al direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, e due 'storie': l’impatto della crisi nella Val di Sangro, in Abruzzo, fino a qualche mese fa un’isola felice, e l’impegno di un imprenditore dell’indotto Fiat che riduce i profitti per difendere i posti di lavoro dei suoi operai.

LA DIFESA DEI VALORI

«Nessuna analogia, confusione deleteria Dobbiamo avere l’onestà di fare le debite distinzioni»

Intervento dell’Ufficio per la pastorale familiare della diocesi sul caso delle «nozze» tra due lesbiche

FAMIGLIA E UNIONI GAY «NO ALL’EQUIPARAZIONE»

Torino, nota della Curia dopo il «rito» alla presenza del sindaco Chiamparino

DA TORINO M ARCO BONATTI

Una celebrazione 'simbolica', un 'matrimonio' fra due donne o­mosessuali. Si è svolta sabato scorso a Torino con un ospite impor­tante: il sindaco Sergio Chiamparino, deciso a 'portare in Parlamento' il te­ma dei matrimoni omosessuali (confondendo il matrimonio con le u­nioni civili e i diritti individuali).

E ieri è arrivato, dall’ufficio Famiglia della dio­cesi di Torino, un comunicato che pun­tualizza le posizioni della Chiesa tori­nese, già espresse in più occasioni dal cardinale Poletto. Il 'matrimonio' o­mosessuale, infatti, era stato annuncia­to da tempo, a novembre 2009; e fin da allora Chiamparino aveva fatto sapere che avrebbe partecipato. Poi è stata fis­sata la data, e l’annuncio ha dato l’oc­casione per tornare sul tema. Sabato scorso c’è stata la cerimonia, dopo aver conquistato il massimo di visibilità di­sponibile. In questa vicenda si direbbe che la visibilità è 'tutto', visto che l’u­nione 'matrimoniale' in quanto tale non ha nessun significato giuridico.

Il comunicato dell’Ufficio diocesano fa­miglia ricorda prima di tutto che «non sono in discussione né il valore della fa­miglia tradizionale e nemmeno l’ugua­glianza dei cittadini di fronte alla legge, ma il modo di far coesistere questi va­lori. Nel ribadire che la famiglia fonda­ta sul matrimonio tra un uomo e una donna è realtà naturale a fondamento della società e del futuro stesso dell’u­manità, la Chiesa non ignora che oggi si assiste ad un fenomeno di pluralizza­zione dei significati di famiglia, né i­gnora la realtà delle persone omoses­suali. Tuttavia essa riconosce che la fa­miglia tradizionale fondata sul matri­monio, pur in questi tempi di epocali cambiamenti, costituisce il nesso fon­damentale tra individuo umano e so­cietà e ricorda che anche la Costituzio­ne italiana (art. 29) lo ribadisce. Si trat­ta di un bene fondato su un dato anzi- tutto antropologico».

I «diritti individuali» e l’«uguaglianza» riempiono facilmente la bocca, soprat­tutto quando si avvicinano i temi in ma­niera superficiale. Così forse, pur di pas­sare per «progressisti non bigotti», ci si sente obbligati a dire sì a qualunque scelta. Ma la realtà non è questa. «Alla Chiesa sta anche a cuore il valore dell’u­guaglianza dei cittadini, sancito dalla Costituzione italiana. Ma nello stesso tempo la «Chiesa non può accettare l’e­quiparazione della famiglia tradiziona­le fondata sull’amore fedele tra un uomo e una donna e aperto al bene della società alla relazione d’amore tra due persone dello stesso sesso e questo non per un fatto primariamente morale o peggio discriminatorio, ma anzitutto perché si tratta di realtà umane conno­tate da differenze di finalità e di realiz­zazione ». «Riteniamo, dunque, sia scor­retto pensare l’amore omosessuale in perfetta analogia con l’amore eteroses­suale: conosciamo quest’ultimo, – con­tinua il comunicato – dobbiamo trova­re forse delle categorie adeguate e rispettose della dignità umana per il pri­mo, ma avendo l’onestà di fare le debi­te distinzioni.

Distinguere e differen­ziare è il presupposto della costruzione di una civiltà che sia degna di questo nome e non necessariamente sinonimo di ingiusta discriminazione». «Così alla Chiesa – conclude la nota dell’Ufficio famiglia diocesano – appare semplici­stico e fuorviante parlare di nozze o ma­trimonio omosessuali senza per questo voler avallare alcuna tesi apertamente o velatamente discriminatoria».

Così salta fuori un ulteriore aspetto di questa problematica, che 'ribalta' la propaganda libertaria: la presenza di un’autorità civile a cerimonie di questo genere, si chiede l’Ufficio diocesano per la famiglia, non rischia forse di ribadire la 'discriminazione', proprio perché, al di là della facile visibilità, non è in gra­do di dare alcun serio contenuto politi­co al proprio discorso?

www.tipidaweb.it

IN QUARESIMA QUANTI PERCORSI IN RETE di Marco Sanavio

www.giovani.org ha iniziato per primo a ritmare il pas­so di quanti desiderano un accompagnamento quoti­diano per la Quaresima, con brani della Scrittura e ri­flessioni che aiutano a misurarsi con il metro della Pa­rola.

L’arcidiocesi di Genova (www.diocesi.genova.it) pubblica un itinerario per ragazzi, completo di sussi­di e poster, scaricabile liberamente dal sito.

Un’ampia scelta di materiali multimediali per costruire il proprio cammino verso la Pasqua possono essere scaricati da www.cercoiltuovolto.it, mentre su www.videografica­pastorale.it trovate pubblicati salmi, preghiere e ri­flessioni esclusivamente in formato video. Sul sito del­la diocesi di Palestrina (www.diocesipalestrina.it) ver­ranno pubblicati cinque contributi destinati soprattutto ai giovani, uno per ciascuna settimana, sotto il titolo «Cristiani dalla testa ai piedi». Il primo è una let­tera del cardinal José Saraiva Martins.

A chi preferisce il podcast suggeriamo l’itinerario audio di 105 live www.radiovaticana.org/105live.

VALORI NON NEGOZIABILI LA BUSSOLA PER IL VOTO

Emilia Romagna, i vescovi ai fedeli: la dignità dell’uomo è inviolabile


DA BOLOGNA STEFANO ANDRINI


I vescovi dell’Emilia Romagna, presieduti dal cardinale Carlo Caffarra, rilanciano la bussola dei «valori non negoziabili» in vista delle pros­sime elezioni regionali. «A questi valori – ricorda la notificazione indirizzata a tutti i fedeli – ogni cri­stiano deve riferirsi come criterio ineludibile per i suoi giudizi e le sue scelte nell’ordine temporale e sociale». I vescovi citano, tra gli altri, la dignità del­la persona umana, irriducibile a qualsiasi condi­zione e condizionamento di carattere personale e sociale; la sacralità della vita dal concepimento fi­no alla morte naturale, inviolabile e indisponibile a tutte le strutture ed a tutti i poteri; i diritti e le li­bertà fondamentali della persona: la libertà reli­giosa, la libertà della cultura e dell’educazione; la sacralità della famiglia naturale, fondata sul ma­trimonio, sulla legittima unione cioè fra un uomo e una donna, responsabilmente aperta alla pater­nità e alla maternità; la libertà di intrapresa cultu­rale, sociale, e anche economica in funzione del be­ne della persona e del bene comune.

È questo com­plesso di beni, afferma il documento «che costi­tuisce l’orizzonte immutabile di ogni giudizio e di ogni impegno cristiano nella società.

Persone, rag­gruppamenti partitici e programmi devono per­tanto essere valutati a partire dalla verifica obiet­tiva del rispetto di quei beni». Perciò, osservano « la coscienza cristiana rettamente formata non permette di favorire col proprio voto l’attuazione di un programma politico o la promulgazione di leggi che non siano coerenti coi valori sopraddet­ti, esprimendo questi le fondamentali esigenze della dignità umana».

Clero ed organismi ecclesiali, ribadisce la notifi­cazione «devono rimanere completamente fuori dal dibattito e dall’impegno politico pre-elettora­le, mantenendosi assolutamente estranei a qual­siasi partito o schieramento politico». È invece un diritto dei fedeli «essere illuminati dai propri pastori quando devono prendere decisioni impor­tanti ».

Se un fedele chiedesse al sacerdote come o­rientarsi nella situazione attuale, il sacerdote, se­condo l’episcopato emiliano romagnolo, deve te­nere presente quanto segue. «Ogni elettore che vo­glia prendere una decisione prudente – osservano – deve discernere nell’attuale situazione quali va­lori umani fondamentali sono in questione, e giu­dicare quale parte politica - per i programmi che dichiara e per i candidati che indica per attuarli ­dia maggiore affidamento per la loro difesa e pro­mozione ».

L’aiuto che i sacerdoti devono dare con­siste quindi «nell’illuminare il fedele perché indi­vidui quei valori umani fondamentali che oggi in Regione meritano di essere preferibilmente e mag­giormente difesi e promossi, perché maggiormente misconosciuti o calpestati. Il Magistero della Chie­sa è riferimento obbligante in questo aiuto al di­scernimento del fedele». Ma il sacerdote, annota il documento «deve astenersi completamente dal­l’indicare quale parte politica ritenga a suo giudi­zio che dia maggior sicurezza in ordine alla difesa e promozione dei valori umani in questione. Que­sta indicazione infatti sarebbe in realtà un’indica­zione di voto».

La nostra Regione, così come l’in­tera nostra nazione, concludono i vescovi dell’E­milia Romagna «sta attraversando un momento difficile. Pensiamo in primo luogo e siamo vicini alle famiglie colpite da gravi difficoltà economi­che; e a chi ha perduto o rischia di perdere il lavo­ro ». La consultazione elettorale è, allora un’occa­sione «nella quale ogni fedele è invitato ad eserci­tare mediante il voto una parte attiva nella dove­rosa edificazione della comunità civile».

PREMIATO «BELLA», IL FILM 'CENSURATO'

Premio Madre Teresa al film pro life da Fini e Casini. «Ma nelle sale non lo si fa uscire»


Il Movimento per la vita assegnerà il Premio europeo per la vita «Madre Teresa di Calcutta» al film «Bella», campione di incassi negli Stati Uniti e vincitore del Premio del Pubblico al Toronto Film Festival e del primo premio al Fiuggi Family Festival. Il premio sarà consegnato a Eduardo Veràstegui protagonista e co-produttore del film martedi 2 marzo presso la Sala Capranichetta in Piazza Montecitorio a Roma. Alle ore 10 è prevista la proiezione del film – alle ore 11.30 consegneranno il premio Gianfranco Fini, presidente della Camera, e Pier Ferdinando Casini, già presidente della Camera –, alle ore 12 si svolgerà un dibattito tra Marco Tarquinio, direttore di «Avvenire», Eduardo Veràstegui e il pubblico su «Il linguaggio della vita». Il film, basato su una storia vera, ha un’anima profondamente pro life, eppure la parola «aborto» non è pronunciata nemmeno una volta, perché lo scopo del film è raccontare con delicatezza come l’aborto non sia l’unica soluzione possibile per una gravidanza indesiderata. Il film, nonostante i riconoscimenti internazionali e il favore di pubblico incontrato, non è ancora stato messo in programmazione nelle sale italiane o nelle nostre reti televisive. Solo grazie a un’iniziativa comune di Movimento per la vita, Acec e Microcinema è da un mese entrato nella programmazione delle mille sale parrocchiali sparse in tutta Italia e sta circolando in una rete alternativa di proiezioni realizzate dai 600 movimenti e Centri locali del Movimento per la vita in una sorta di passaparola cinematografico. «L’auspicio – spiega Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita – è che questa proiezione che abbiamo realizzato per i parlamentari possa richiamare l’attenzione su questo film e superare la 'censura' di cui è vittima».


I ragazzi si svelano

Chi ha dai 13 ai 18 anni è spesso indotto ad allontanarsi da parrocchia e oratorio «Noi associazione» vuole capire come approntare una proposta pastorale più adeguata


«FOTOFORUM» LO STRUMENTO PER COMPRENDERE LE PERCEZIONI DEI GIOVANISSIMI

Un sito web sottopone agli adolescenti una sequenza di 18 immagini da commentare.

L’esperto Marco Cunico: vogliamo capire come leggono la realtà per cercare un approccio migliore dal punto di vista educativo


Si chiama fotoforum la recente iniziativa di « Noi associazione » che punta a raccogliere le percezioni, le sensazioni del mondo dei giovanissimi tra i 13 e i 18 anni per cercare di comprendere ciò che loro pensano di se stessi.

Da qualche settimana andando sul sito Internet www.fotoforum.it, dopo aver indicato semplicemente la propria età, il sesso e la provincia di residenza, ci si trova di fronte ad una sequenza di 18 immagini con accanto uno spazio entro il quale inserire il proprio commento alla foto e alla frase- slogan riportata sotto. « Alcune immagini sono un po’ provocatorie, nel senso che tendono ad evidenziare aspetti negativi – spiega lo psicologo Marco Cunico, direttore del consultorio famigliare di ispirazione cristiana di Verona Sud – ma questo per il fatto che a noi serve soprattutto intervenire laddove ci sono dei problemi. Il nostro intento non è infatti quello di raccogliere considerazioni sulla qualità delle foto o sul loro contenuto e neppure di fare un’analisi statistica o sociologica, bensì puntiamo a cogliere chiavi di lettura, spunti e riflessioni sulla percezione che gli adolescenti hanno della realtà, su come si sentono visti dagli adulti, per cercare da parte di noi psicologi, educatori e animatori di oratorio un approccio migliore dal punto di vista educativo verso il mondo adolescenziale » .

La peculiarità di questa proiezione di sé che ogni ragazzo è invitato a compiere sta nell’utilizzo delle immagini e di Internet, realtà che per i giovani sono ' pane quotidiano'. Inoltre, ogni foto è accompagnata da una frase provocatoria, a mo’ di slogan, « utilizzando un linguaggio un po’ ironico capace di suscitare la dimensione emotiva più che razionale » , precisa Cunico. La scelta del target non è casuale.

Infatti coincide con quella fascia d’età che solitamente si stacca dall’ambiente della parrocchia e dell’oratorio. « Già ora non mancano proposte riguardanti il tempo libero e l’attività oratoriana che possono interessare e coinvolgere gli adolescenti – interviene don Paolo Zuccari, presidente di Noi Verona – ma ci premeva prendere in considerazione questa situazione 'di abbandono', senza dare per scontato che debba essere per forza così o che tutto ciò vada considerato solo come un fatto negativo, ma che possa essere legato anche ad un fattore di crescita delle persone.

Per questo intendiamo provare a sentire da loro stessi, da ciò che vivono e pensano, quali sono alcuni gusti, alcune attenzioni, così da renderci conto della loro vita, dei loro interessi. Questo ci potrà consentire non solo di approntare una proposta pastorale maggiormente adeguata nei loro confronti, ma anche semplicemente di avvicinarli con una sensibilità più tarata sul loro sentire.

Non per andar dietro a tutto ciò, ma per prendere le mosse da quanto percepiscono e vivono, anche dalle loro provocazioni ».

www.fotoforum.it dì la tua.

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