Dal cuore trafitto di Dio la vera vita il vangelo Domenica delle Palme Anno C
di Ermes Ronchi
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: « Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! » . L’altro invece lo rimproverava dicendo: « Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male» . E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Gli rispose: « In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso » .
Al cuore del Vangelo c’è questo lungo patire, un Dio che muore per amore. Qualcosa che non riesco a capire e che pure mi chiama, mi disarma, mi ferisce. E io, ogni volta, impotente e affascinato. La croce non ci è stata data per capirla, ma per aggrapparci e farci portare in alto. Perché Gesù è venuto? Perché la terra intera risuona di un grido: grido di dolore e di nostalgia per il paradiso perduto, il Dio per- duto, l’amore e la pace perduti.
di Ermes Ronchi
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: « Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi! » . L’altro invece lo rimproverava dicendo: « Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male» . E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Gli rispose: « In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso » .
Al cuore del Vangelo c’è questo lungo patire, un Dio che muore per amore. Qualcosa che non riesco a capire e che pure mi chiama, mi disarma, mi ferisce. E io, ogni volta, impotente e affascinato. La croce non ci è stata data per capirla, ma per aggrapparci e farci portare in alto. Perché Gesù è venuto? Perché la terra intera risuona di un grido: grido di dolore e di nostalgia per il paradiso perduto, il Dio per- duto, l’amore e la pace perduti.
La terra, con le sue spine e i suoi rovi, con le sue primule e i sempreverdi e, ogni tanto, la sua tenerezza; ma solo ogni tanto e come di nascosto. E la sua crudeltà spesso, troppo spesso; e le sue lacrime, e i suoi singhiozzi. La terra è un immenso pianto. E un giorno Dio non ha più sopportato, non ha più potuto trattenersi. E allora è venuto, ha raggiunto i suoi figli, si è incarnato e si è messo a gridare insieme a loro lo stesso grido radicato nell’angoscia e nella speranza.
Perché Gesù è salito sulla croce? Per essere con me e come me. Perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce. L’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi doveri è di essere insieme con l’amato, vicino, unito, come una madre che vuole prendere su di sé il male del suo bambino, ammalarsi lei per guarire suo figlio. La croce è l’abisso dove Dio diviene l’amante. Entra nella morte perché là va ogni suo figlio. Nel corpo del crocifisso l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite. « Tu che hai salvato gli altri, salva te stesso».
Lo dicono tutti, capi, soldati, il ladro: « Se sei Dio, fai un miracolo, conquistaci, imponiti, scendi dalla croce, allora crederemo ». Chiunque, uomo o re, potendolo, scenderebbe dalla croce. Lui, no. Solo un Dio non scende dalla croce, solo il nostro Dio. Perché i suoi figli non ne possono scendere. Solo la croce toglie ogni dubbio, non c’è inganno sulla croce.
« Ricordati di me » , prega il ladro, « Oggi sarai con me in paradiso » , risponde Gesù.
Per questo sono qui, per poterti avere sempre con me. Non c’è nulla che possa separarci, né male, né tradimenti, né morte. Io vengo a prenderti anche nelle profondità dell’inferno, se tu mi vuoi. Solo se tu mi vuoi. Ma io continuerò a morire d’amore per te, anche se tu non mi vorrai, e appena girerai lo sguardo troverai uno, eternamente inchiodato in un abbraccio, che grida: ti amo!
Sono i giorni del nostro destino: l’uomo uscito dalle mani di Dio, rinasce ora dal cuore trafitto del suo creatore.
( Letture: Isaia 50,4- 7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11; Luca 22,14- 23.56)
( Letture: Isaia 50,4- 7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11; Luca 22,14- 23.56)
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