Da Avvenire di venerdì 14 maggio 2010
DA BENEDETTO LEZIONE DI FEDE E DI UMANITÀ
IL VERO SEGRETO È LA CERTEZZA DI ESSERE SALVATI
DA BENEDETTO LEZIONE DI FEDE E DI UMANITÀ
IL VERO SEGRETO È LA CERTEZZA DI ESSERE SALVATI
LUIGI GENINAZZI
L’Altare del mondo, come è stato definito più volte il santuario di Fatima, torna ad essere la Cattedra del mondo. E’ qui che la visita pastorale del Papa in Portogallo ha avuto il suo culmine ieri, con l’affollatissima celebrazione liturgica nell’anniversario della prima apparizione della Madonna ai tre «pastorinhos». Benedetto XVI è venuto nella «casa che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni», ha detto nell’omelia. C’era grande attesa per le parole che il Papa teologo avrebbe pronunciato nel luogo simbolo della devozione popolare alla Vergine. Il Messaggio di Fatima, con le sue profezie, è più che mai al centro di un dibattito che vede schierati su sponde estreme «fatimisti» e agnostici, o in un certo senso, apocalittici ed integrati. Ed ovviamente hanno provato a tirarci dentro anche Papa Ratzinger. Ma lui è venuto con un solo scopo: «gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione... nel desiderio di trasmettere quella speranza grande che arde nel mio cuore e che qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile».
Sì, possiamo dire che Benedetto XVI è salito in cattedra per ripeterci quella grande lezione di fede che, quasi cent’anni fa, ha avuto inizio in una landa desolata dell’Estremadura chiamata «Cova da Iria» ed oggi scuote ancora la Chiesa e il mondo. «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa», ha ammonito il Papa. Ma questo non significa che ci siano «altri» e «nascosti» segreti di Fatima dopo che nel 2000 fu svelata la visione contenuta nel Terzo Segreto (il vescovo vestito di bianco che cade come morto mentre avanza verso la Croce tra i cadaveri di tanti martiri) e fu spiegata come «l’interminabile Via Crucis del XX secolo », culminata nell’attentato a papa Wojtyla il 13 maggio del 1981. In ginocchio davanti alla statua della Vergine, Benedetto XVI appena giunto a Fatima ha ricordato le tre visite compiute dal suo predecessore ed il gesto con cui volle offrire al santuario il proiettile che l’aveva ferito gravemente e che poi è stato incastonato nella corona della Madonna del Rosario. Ed ha aggiunto che è motivo di consolazione il fatto che in quella corona «non vi siano soltanto l’oro e l’argento delle nostre gioie e speranze ma anche il proiettile delle nostre preoccupazioni e sofferenze».
Per Benedetto XVI la profezia è una scuola di lettura del mondo alla luce della fede. In questo senso il Messaggio di Fatima viene approfondito nel corso della storia, che oggi vede la Chiesa soffrire soprattutto per il male che viene dal suo interno. Ma «capire i segni dei tempi vuol dire comprendere l’urgenza della penitenza e della conversione. Questa è la parola chiave di Fatima, il triplice grido: Penitenza, Penitenza, Penitenza! ». Lo diceva l’allora cardinale Ratzinger nel suo commento al Terzo Segreto. Ed oggi Benedetto XVI ci richiama quel messaggio impegnativo e al tempo stesso consolante. E’ il Messaggio di Fatima che guarda oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia per trasmettere «un’esperienza di grazia, quella che ci fa diventare innamorati di Dio», ha detto ieri, davanti a mezzo milione di fedeli. È questo, ci sentiamo di chiosare, il vero «segreto» di Fatima: non la previsione di sciagure apocalittiche ma la certezza di essere salvati da un Altro. Come diceva lo scrittore francese Paul Claudel «Fatima rappresenta l’irruzione scandalosa del soprannaturale ». Che, sappiamo bene, c’entra con «una Signora più luminosa del sole» e non con oscure dietrologie.
Dirette televisive e via WEB
Domenica in piazza con il Papa. Preghiera e solidarietà
Il sito informatico della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali www.cnal.it trasmetterà in diretta audio-video il momento di preghiera e di incontro con il Papa Benedetto a partire dalle 10,55 di domenica fino alle 12,20.
L’incontro sarà seguito in diretta da Tv2000 a partire dalle 10,55 e da «A Sua immagine» (Raiuno) dalle 10,30.
Il blog www.asuaimmagine.blog.rai.it, che ha lanciato l’iniziativa «Il tuo sms al Papa», è stato raggiunto da 15mila contatti al numero 335.1863091.
Da Avvenire di giovedì 13 maggio 2010
IL PAPA IN PORTOGALLO
Una marea umana a Fatima attorno a Benedetto XVI
"La folla di circa 500 mila fedeli che hanno partecipato questa mattina alla messa celebrata dal Papa sulla spianata del Santuario di Fatima non è una sorpresa: per il popolo cristiano i viaggi del Papa sono sempre l'occasione per una grande mobilitazione". Lo afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, leggendo il significato di una folla così numerosa, ben oltre quella che aveva accolto a suo tempo Giovanni Paolo II. Per Lombardi "quanto accaduto negli ultimi mesi, con i problemi dello scandalo degli abusi, poteva far pensare che si oscurasse la vitalità, l'attenzione nei confronti del Papa. Ma questo non è avvenuto, questa vitalità non è in crisi per le discussioni dei mesi passati, e il fatto che si manifesti in modo così evidente la forza della fede è molto incoraggiante".
Per Lombardi, inoltre, il fatto che Benedetto XVI "attualizzi" il contenuto della profezia di Fatima, anche oltre gli eventi tragici del ventesimo secolo, significa che per lui "la profezia è una scuola di lettura del mondo e degli avvenimenti che sono davanti a noi alla luce della fede". Se qualcuno - osserva il gesuita - ha letto nella visione di Fatima le realtà del secolo ventesimo ha fatto benissimo, perchè quella era l'epoca in cui parlavano i veggenti, ma questo non vuol dire che si chiude la scuola della lettura degli avvenimenti in una prospettiva di fede".
LA GIORNATA DEL PAPA
«Anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa «casa» che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni». Così Benedetto XVI, nell’omelia della Messa sulla spianata del santuario di Fatima, che questa mattina ha aperto la terza e penultima giornata della sua visita in Portogallo.
«Sono venuto a Fatima – ha spiegato il Papa - per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione», perché «verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante»; per pregare «per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze».
Infine, «sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene”. Affidando idealmente “al cielo i popoli e le nazioni della terra» e in particolare quanti «vivono nella tribolazione o abbandonati», Benedetto XVI ha espresso il desiderio di «trasmettere loro quella speranza grande» che «qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile».
«Tra sette anni – ha osservato il Papa - ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana». Dio, ha proseguito il Pontefice, «ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi».
A tale scopo, ha tuttavia ammonito, «si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima».
Secondo il Papa «la fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo». Di questa «speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri» sono «esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio».
«Si illuderebbe – ha poi avvertito il Papa - chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi». «L’uomo – ha osservato - ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: "Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e d supplica per la conversione dei peccatori?"». «Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo – ancora parole del Pontefice -, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra”, i quali «si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna». «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni – è l’auspicio conclusivo di Benedetto XVI - affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità».
Nel pomeriggio il Pontefice avrà il terzo dei tre incontri che caratterizzano questo suo viaggio in Portogallo, oltre a quelli già avvenuti con il mondo della cultura e con il clero: nella moderna chiesa della Santissima Trinità, Ratzinger vedrà le organizzazioni della pastorale sociale della Chiesa, un'occasione per affrontare i problemi sociali che affliggono la nazione lusitana. Questa terza e penultima giornata del viaggio papale si chiuderà poi nel tardo pomeriggio con un incontro con i vescovi del Portogallo.
Da Avvenire di giovedì 13 maggio 2010
Notizie dall’estero? Quasi assenti nei titoli dei tg
Nelle edizioni di prima serata, solo il 6% parla di guerre o Terzo mondo E se Haiti non fa più notizia, ampio spazio viene dedicato al gossip o agli eventi di intrattenimento
LUCA LIVERANI
Nei telegiornali italiani il mondo è il grande assente. In due mesi i tigì, su circa 1.600 titoli, ne hanno riservati poco più di 300 alle notizie dall’estero. Ma di questi, i due terzi sono dedicati ai paesi occidentali, un’altra fetta consistente al gossip, ai vip e agli attori. Quello che resta a guerre, focolai di crisi, sfide globali, ambiente: 87 servizi, più o meno il 6% del totale. Non esce affatto bene l’informazione televisiva sul mondo dall’analisi curata da 'Dentro le notizie', l’Osservatorio sui tg quotidiani promosso dall’associazione 'Articolo 21. Liberi di'. A promuovere la ricerca, primo frutto del lavoro volontario di un gruppo di giornalisti, è la Tavola della Pace e gli altri organizzatori della Perugia-Assisi, che l’hanno resa nota alla presentazione della Marcia della pace di domenica prossima 16 maggio. L’Osservatorio ha analizzato i titoli dei sette tigì di prima serata – Rai, Mediaset e La7 – dal 15 marzo al 7 maggio, dal lunedì al venerdì. Dei 1.587 titoli censiti, sono 314 quelli che riguardano temi internazionali e non italiani, circa il 20%. Le notizie di esteri sono divisibili in tre sotto-insiemi: la fetta più grossa, 235 titoli, è quella dei servizi che comunque riguardano avvenimenti trattati nell’ottica del coinvolgimento diretto o indiretto di interessi del Nord del mondo: nel periodo preso in esame, per esempio, non si parla mai di Haiti; la giornata mondiale dell’acqua trova solo due titoli; solo otto sono riservati all’ultima crisi a Gaza e quasi tutti in relazione a incontri diplomatici Usa-Israele.
Poi c’è il «capitolo gossip », ovvero 71 «notizie/ non notizie che hanno a che fare più con l’intrattenimento» che con l’informazione. Le notizie sulle aree di crisi, le tematiche globali, le guerre, le catastrofi ambientali alla fine sono 87.
«Il mondo che i tigì presentano è al 75% totalmente autoreferenziale – si legge nella ricerca – e si presenta come una sorta di comunità nazionale allargata ad aree, temi e paesi tra loro sostanzialmente omogenei». Un’area «che riguarda i pochi, i ricchi - malgrado le tempeste finanziarie e le crisi - e comunque non più del 15% della popolazione mondiale». Ampio spazio invece, come detto, a un mondo «frivolo, pruriginoso, annoiato e senza valori: le tematiche a sfondo sessuale cui i tg danno spazio hanno tra le prime vittime la donna e la vita reale dei cittadini, entrambe tradite da una comunicazione che riprende e amplifica un vuoto pneumatico di idee ». Qualche esempio? Nove titoli sulla coppia Sarkò-Bruni, sei sulle protesi mammarie, quattro sui problemi di coppia dell’attrice Sandra Bullock, tre su Clooney-Canalis, due sull’outing del cantante Riky Martin. Poca, pochissima attenzione ai problemi veri del mondo, denuncia la Tavola della pace. Che proprio in questi giorni ha animato la campagna 'T’illumino di +', per sensibilizzare a «un’informazione di pace, per dare voce agli invisibili, contro la censura, per la libertà e il diritto all’informazione ». Da giugno l’Osservatorio di Articolo 21 concluderà la fase sperimentale e diventerà un’associazione aperta a singoli, associazioni e sindacato. Si avvarrà della collaborazione di Mario Morcellini. L’analisi verrà allargata anche ai tigì serali di RaiNews24 e SkyTg24. E quotidianamente il report del giorno sarà comunicato alle agenzie, in contemporaena con i dati Auditel.
Da Il Timone di giovedì 13 maggio 2010
Dopo Reggio Emilia anche a Sassuolo s’inaugura una cappella di preghiera permanente
SECONDO CASO IN EUROPA DI ADORAZIONE EUCARISTICA PERPETUA IN UN OSPEDALE
Si è inaugurato ufficialmente sabato 10 aprile con la celebrazione della Santa Messa presso il piazzale dell’ospedale civile di Sassuolo, l’apertura dell’AEP (Adorazione Eucaristica Perpetua).
L’AEP è l’esposizione del Santissimo Sacramento 365 giorni l’anno, giorno e notte ininterrottamente.
Seguendo l'esempio dell'iniziativa di Reggio Emilia, l'Associazione Regina della pace ha proposto alla Direzione dell'Ospedale, che ha accolto volentieri, di trasferire l'esperienza di Padre Justo Antonio Lo Feudo per consentire l'adorazione perpetua del Signore 24h/24h tutto l’anno.
Il 10 aprile p.v. alle h 16.00 all'interno di una tensostruttura situata all'esterno dell'Ospedale, si inaugurerà la seconda Cappella italiana di adorazione perpetua all'interno di un Ospedale.
L'iniziativa si inserisce in una catena di adorazione che comprende già diverse chiese italiane e nel mondo. La Direzione dell'Ospedale di Sassuolo ha creduto da subito a questa iniziativa volta a dare la possibilità a chiunque lo voglia, in qualsiasi ora del giorno, di potersi raccogliere in un momento di preghiera.
Secondo le parole di Padre Justo "in tempi in cui le nostre chiese rimangono spesso chiuse, una cappella sempre aperta, per chiunque voglia avvicinarsi a qualsiasi ora del giorno e della notte, è come le braccia aperte di Gesù pronte ad accogliere ogni uomo". Hanno aderito a questa iniziativa volontari di diverse parrocchie del territorio che, a turno, saranno sempre presenti all'interno della cappella. L'iniziativa ha avuto il pieno consenso della Curia Vescovile presente il giorno dell'inaugurazione.
Nel mondo esistono 2.500 cappelline di adorazione perpetua di cui 1.000 solo negli USA delle quali 100 nella solo Sant’Antonio (Texas). Il caso di Sassuolo aperta in un ospedale è il secondo in tutta Europa e il primo, pensate è nell’Arcispedale di Reggio Emilia. Due casi nella stessa diocesi, visto che Sassuolo pur essendo sotto la provincia di Modena, è incorporato nella Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla.
Hanno risposto a questa chiamata del Signore più di 400 persone di tutte le parrocchie di Sassuolo e dintorni.
Da Avvenire di venerdì 14 maggio 2010
IL RADUNO DI DOMENICA IN PIAZZA SAN PIETRO
L’affetto di noi preti più forte degli scandali MAURIZIO PATRICIELLO
Ci saranno anche i giovani delle nostre parrocchie domenica in piazza San Pietro. Vanno dal Papa per un bisogno del cuore. In questi mesi lo scandalo di alcuni fratelli sacerdoti affetti dalla patologia della pedofilia, ha portato la Chiesa sulle prime pagine dei giornali. Alcuni nemici della Chiesa – pur non essendo nemica di nessuno, essa ne annovera diversi –, hanno infangato quanto più potevano preti e vescovi, cercando di coinvolgere anche il Papa. Abbiamo sofferto. A Malta il Santo Padre si è commosso davanti ad alcune vittime di abusi sessuali dei preti.
Con lui ha pianto la Chiesa tutta. Come Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro. Come Gesù nella notte senza luci e senza amici che precedette il giorno terribile della morte. Pianse Gesù, non poteva non piangere il suo Vicario in terra ascoltando le tristissime storie raccontate da chi conobbe il sapore amaro del tradimento. Dolce e delicato sempre, Benedetto XVI, come Gesù, è stato irremovibile e severissimo con chi scandalizza gli innocenti.
Penso che il Papa sappia bene, mentre tanti sembrano dimenticarlo, che di questo morbo la scienza conosce tanto poco e ancor meno ne sanno i comuni mortali; che queste persone di certo non guariscono tenendole qualche anno rinchiuse in carcere.
Occorre investire senza badare a spese per capire cosa scatti nelle loro menti insane allorché un infante ne sconvolge la libidine.Certa stampa non è stata imparziale e ha voluto pescare nel torbido. A volte – diciamolo – è stata proprio ingiusta nei confronti di migliaia di innocenti sacerdoti sparsi per il mondo a seminare il bene. Abbiamo sofferto e pregato. Abbiamo portato la croce. Con il Papa e con la Chiesa. Ma non vogliamo chiudere gli occhi. Il problema esiste e occorre prenderne atto. Tanti pedofili, a nostra insaputa, sono in mezzo a noi e torneranno a colpire ancora. Alcuni, anzi, non hanno mai smesso di colpire. Portano dentro un disordine, un dramma che essi stessi non riescono a capire, ma hanno il terrore di chiedere aiuto. Sono carnefici, è vero.
Insidiosi e incomprensibili, ma fanno anche tanta pena, perché vittime di un morbo resistente a ogni cura. Il clima di caccia alle streghe li isola ancora di più dalla società, lasciandoli prigionieri dei loro incubi. Che ne vogliamo fare? Come aiutarli seriamente? Dove curarli? La Chiesa si fa carico dei suoi figli che hanno commesso questi obbrobri. Le vittime dei preti trovano una qualche forma di giustizia – piccola, niente e nessuno potrà mai risarcire adeguatamente il danno ricevuto –, ma chi ebbe la sciagura di cadere nelle grinfie di un pedofilo laico – intellettuale o analfabeta, parente o sconosciuto, poco importa – da chi mai potrà ricevere le scuse?
I preti domenica a Roma non saranno molti, perché nelle parrocchie loro affidate stanno celebrando e confessando; confortando e consigliando. Ma pur se assenti, essi vogliono far giungere al Papa la loro voce e il loro affetto. «Padre Santo, vogliamo chiedere perdono a tutti per i nostri confratelli che non seppero custodire l’immenso dono ricevuto. Ma chiediamo perdono anche a te, Santità.
Ogniqualvolta facciamo di testa nostra convinti di essere più incisivi.
Quando per i mille impegni dimentichiamo che nostro primo compito è ringiovanire ogni giorno l’amicizia e l’intimità con Gesù.Quando il Vangelo non troneggia sulla pila di libri pronta per esser letta. Quando la Parola che annunciamo non ci brucia le labbra e non ci tormenta il cuore. Quando dimentichiamo di essere solamente inutili servi. Padre Santo noi ti amiamo.
Confermaci nella fede, o dolce nostro Cristo in terra».
Da piùvoce.net di giovedì 13 maggio
Tre buone ragioni per essere domenica alla preghiera con il Papa e Bagnasco
COME POPOLO E FAMIGLIA TUTTI IN PIAZZA SAN PIETRO
di Franco Miano
In occasione del concerto offerto per il quinto anniversario del pontificato di Benedetto XVI, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rivolgendosi al Santo Padre, ha affermato: “Sono certo che nella discrezione e nel rispetto con cui seguiamo il quotidiano svolgersi della sua alta missione, Ella possa ben cogliere la intensa, affettuosa vicinanza nostra e del popolo italiano”, sottolineando inoltre come tale vicinanza e considerazione si estenda anche ai tanti sacerdoti che operano “per il perseguimento del bene e della concordia”.
In questa cornice di affetto e di solidarietà mi sembra particolarmente importante, per almeno tre ragioni, essere in Piazza San Pietro il 16 maggio accogliendo l’invito della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal) a pregare con il Papa.
Primo: la priorità della preghiera. Ci rechiamo in piazza San Pietro a pregare con il Santo Padre. Ci ritroviamo così ad esprimere nella fede, nella sobrietà della preghiera del Regina coeli (che unisce ogni domenica piazza San Pietro con tutte le case del mondo), nella sottolineatura della centralità della Parola (attraverso la Liturgia della Parola presieduta dal cardinale Bagnasco prima della preghiera con il Papa), il senso vivo e profondo della vicinanza e dell’affetto del laicato cattolico, del popolo cristiano verso il Santo Padre e verso i sacerdoti tutti.
Secondo: il valore della comunione. Ci rechiamo in piazza San Pietro insieme. Insieme nella semplicità di un incontro di famiglia, di un incontro domenicale in un luogo particolarmente caro e rappresentativo di tutte le chiese e di tutte le piazze della cristianità e del mondo intero. Insieme come gruppi, associazioni, movimenti; insieme come popolo. Si tratta di un segno di comunione con il Papa, capace di esprimere nello stesso tempo l’ansia di comunione che abita la vita di ogni credente autenticamente impegnato nella Chiesa, l’esperienza di ogni realtà autenticamente ecclesiale.
Terzo: il significato di una responsabilità. Ci rechiamo in piazza San Pietro per sottolineare l’adesione al Magistero di Benedetto XVI che spinge sempre più tutti i credenti verso una fedeltà incondizionata al Vangelo, che metta in grado di riconoscere, condannare e isolare il male presente anche nella vita della chiesa e di impegnarsi a vincere il male facendo sempre prevalere il bene. In ogni circostanza, anche in quelle più difficili e problematiche, i credenti sono invitati alla conversione sorretti dalla speranza che nel Signore risorto si è fatta certezza, dall’amore del Signore della vita che chiede ad ogni credente di amare la vita e di saperla degnamente e responsabilmente far crescere.
L’Altare del mondo, come è stato definito più volte il santuario di Fatima, torna ad essere la Cattedra del mondo. E’ qui che la visita pastorale del Papa in Portogallo ha avuto il suo culmine ieri, con l’affollatissima celebrazione liturgica nell’anniversario della prima apparizione della Madonna ai tre «pastorinhos». Benedetto XVI è venuto nella «casa che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni», ha detto nell’omelia. C’era grande attesa per le parole che il Papa teologo avrebbe pronunciato nel luogo simbolo della devozione popolare alla Vergine. Il Messaggio di Fatima, con le sue profezie, è più che mai al centro di un dibattito che vede schierati su sponde estreme «fatimisti» e agnostici, o in un certo senso, apocalittici ed integrati. Ed ovviamente hanno provato a tirarci dentro anche Papa Ratzinger. Ma lui è venuto con un solo scopo: «gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione... nel desiderio di trasmettere quella speranza grande che arde nel mio cuore e che qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile».
Sì, possiamo dire che Benedetto XVI è salito in cattedra per ripeterci quella grande lezione di fede che, quasi cent’anni fa, ha avuto inizio in una landa desolata dell’Estremadura chiamata «Cova da Iria» ed oggi scuote ancora la Chiesa e il mondo. «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa», ha ammonito il Papa. Ma questo non significa che ci siano «altri» e «nascosti» segreti di Fatima dopo che nel 2000 fu svelata la visione contenuta nel Terzo Segreto (il vescovo vestito di bianco che cade come morto mentre avanza verso la Croce tra i cadaveri di tanti martiri) e fu spiegata come «l’interminabile Via Crucis del XX secolo », culminata nell’attentato a papa Wojtyla il 13 maggio del 1981. In ginocchio davanti alla statua della Vergine, Benedetto XVI appena giunto a Fatima ha ricordato le tre visite compiute dal suo predecessore ed il gesto con cui volle offrire al santuario il proiettile che l’aveva ferito gravemente e che poi è stato incastonato nella corona della Madonna del Rosario. Ed ha aggiunto che è motivo di consolazione il fatto che in quella corona «non vi siano soltanto l’oro e l’argento delle nostre gioie e speranze ma anche il proiettile delle nostre preoccupazioni e sofferenze».
Per Benedetto XVI la profezia è una scuola di lettura del mondo alla luce della fede. In questo senso il Messaggio di Fatima viene approfondito nel corso della storia, che oggi vede la Chiesa soffrire soprattutto per il male che viene dal suo interno. Ma «capire i segni dei tempi vuol dire comprendere l’urgenza della penitenza e della conversione. Questa è la parola chiave di Fatima, il triplice grido: Penitenza, Penitenza, Penitenza! ». Lo diceva l’allora cardinale Ratzinger nel suo commento al Terzo Segreto. Ed oggi Benedetto XVI ci richiama quel messaggio impegnativo e al tempo stesso consolante. E’ il Messaggio di Fatima che guarda oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia per trasmettere «un’esperienza di grazia, quella che ci fa diventare innamorati di Dio», ha detto ieri, davanti a mezzo milione di fedeli. È questo, ci sentiamo di chiosare, il vero «segreto» di Fatima: non la previsione di sciagure apocalittiche ma la certezza di essere salvati da un Altro. Come diceva lo scrittore francese Paul Claudel «Fatima rappresenta l’irruzione scandalosa del soprannaturale ». Che, sappiamo bene, c’entra con «una Signora più luminosa del sole» e non con oscure dietrologie.
Dirette televisive e via WEB
Domenica in piazza con il Papa. Preghiera e solidarietà
Il sito informatico della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali www.cnal.it trasmetterà in diretta audio-video il momento di preghiera e di incontro con il Papa Benedetto a partire dalle 10,55 di domenica fino alle 12,20.
L’incontro sarà seguito in diretta da Tv2000 a partire dalle 10,55 e da «A Sua immagine» (Raiuno) dalle 10,30.
Il blog www.asuaimmagine.blog.rai.it, che ha lanciato l’iniziativa «Il tuo sms al Papa», è stato raggiunto da 15mila contatti al numero 335.1863091.
Da Avvenire di giovedì 13 maggio 2010
IL PAPA IN PORTOGALLO
Una marea umana a Fatima attorno a Benedetto XVI
"La folla di circa 500 mila fedeli che hanno partecipato questa mattina alla messa celebrata dal Papa sulla spianata del Santuario di Fatima non è una sorpresa: per il popolo cristiano i viaggi del Papa sono sempre l'occasione per una grande mobilitazione". Lo afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, leggendo il significato di una folla così numerosa, ben oltre quella che aveva accolto a suo tempo Giovanni Paolo II. Per Lombardi "quanto accaduto negli ultimi mesi, con i problemi dello scandalo degli abusi, poteva far pensare che si oscurasse la vitalità, l'attenzione nei confronti del Papa. Ma questo non è avvenuto, questa vitalità non è in crisi per le discussioni dei mesi passati, e il fatto che si manifesti in modo così evidente la forza della fede è molto incoraggiante".
Per Lombardi, inoltre, il fatto che Benedetto XVI "attualizzi" il contenuto della profezia di Fatima, anche oltre gli eventi tragici del ventesimo secolo, significa che per lui "la profezia è una scuola di lettura del mondo e degli avvenimenti che sono davanti a noi alla luce della fede". Se qualcuno - osserva il gesuita - ha letto nella visione di Fatima le realtà del secolo ventesimo ha fatto benissimo, perchè quella era l'epoca in cui parlavano i veggenti, ma questo non vuol dire che si chiude la scuola della lettura degli avvenimenti in una prospettiva di fede".
LA GIORNATA DEL PAPA
«Anch’io sono venuto come pellegrino a Fatima, a questa «casa» che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni». Così Benedetto XVI, nell’omelia della Messa sulla spianata del santuario di Fatima, che questa mattina ha aperto la terza e penultima giornata della sua visita in Portogallo.
«Sono venuto a Fatima – ha spiegato il Papa - per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione», perché «verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante»; per pregare «per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze».
Infine, «sono venuto a Fatima, con gli stessi sentimenti dei Beati Francesco e Giacinta e della Serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene”. Affidando idealmente “al cielo i popoli e le nazioni della terra» e in particolare quanti «vivono nella tribolazione o abbandonati», Benedetto XVI ha espresso il desiderio di «trasmettere loro quella speranza grande» che «qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile».
«Tra sette anni – ha osservato il Papa - ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana». Dio, ha proseguito il Pontefice, «ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi».
A tale scopo, ha tuttavia ammonito, «si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima».
Secondo il Papa «la fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo». Di questa «speranza incrollabile e che fruttifica in un amore che si sacrifica per gli altri ma non sacrifica gli altri» sono «esempio e stimolo i Pastorelli, che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio e una condivisione con gli altri per amore di Dio».
«Si illuderebbe – ha poi avvertito il Papa - chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi». «L’uomo – ha osservato - ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: "Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e d supplica per la conversione dei peccatori?"». «Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo – ancora parole del Pontefice -, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della terra”, i quali «si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna». «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni – è l’auspicio conclusivo di Benedetto XVI - affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità».
Nel pomeriggio il Pontefice avrà il terzo dei tre incontri che caratterizzano questo suo viaggio in Portogallo, oltre a quelli già avvenuti con il mondo della cultura e con il clero: nella moderna chiesa della Santissima Trinità, Ratzinger vedrà le organizzazioni della pastorale sociale della Chiesa, un'occasione per affrontare i problemi sociali che affliggono la nazione lusitana. Questa terza e penultima giornata del viaggio papale si chiuderà poi nel tardo pomeriggio con un incontro con i vescovi del Portogallo.
Da Avvenire di giovedì 13 maggio 2010
Notizie dall’estero? Quasi assenti nei titoli dei tg
Nelle edizioni di prima serata, solo il 6% parla di guerre o Terzo mondo E se Haiti non fa più notizia, ampio spazio viene dedicato al gossip o agli eventi di intrattenimento
LUCA LIVERANI
Nei telegiornali italiani il mondo è il grande assente. In due mesi i tigì, su circa 1.600 titoli, ne hanno riservati poco più di 300 alle notizie dall’estero. Ma di questi, i due terzi sono dedicati ai paesi occidentali, un’altra fetta consistente al gossip, ai vip e agli attori. Quello che resta a guerre, focolai di crisi, sfide globali, ambiente: 87 servizi, più o meno il 6% del totale. Non esce affatto bene l’informazione televisiva sul mondo dall’analisi curata da 'Dentro le notizie', l’Osservatorio sui tg quotidiani promosso dall’associazione 'Articolo 21. Liberi di'. A promuovere la ricerca, primo frutto del lavoro volontario di un gruppo di giornalisti, è la Tavola della Pace e gli altri organizzatori della Perugia-Assisi, che l’hanno resa nota alla presentazione della Marcia della pace di domenica prossima 16 maggio. L’Osservatorio ha analizzato i titoli dei sette tigì di prima serata – Rai, Mediaset e La7 – dal 15 marzo al 7 maggio, dal lunedì al venerdì. Dei 1.587 titoli censiti, sono 314 quelli che riguardano temi internazionali e non italiani, circa il 20%. Le notizie di esteri sono divisibili in tre sotto-insiemi: la fetta più grossa, 235 titoli, è quella dei servizi che comunque riguardano avvenimenti trattati nell’ottica del coinvolgimento diretto o indiretto di interessi del Nord del mondo: nel periodo preso in esame, per esempio, non si parla mai di Haiti; la giornata mondiale dell’acqua trova solo due titoli; solo otto sono riservati all’ultima crisi a Gaza e quasi tutti in relazione a incontri diplomatici Usa-Israele.
Poi c’è il «capitolo gossip », ovvero 71 «notizie/ non notizie che hanno a che fare più con l’intrattenimento» che con l’informazione. Le notizie sulle aree di crisi, le tematiche globali, le guerre, le catastrofi ambientali alla fine sono 87.
«Il mondo che i tigì presentano è al 75% totalmente autoreferenziale – si legge nella ricerca – e si presenta come una sorta di comunità nazionale allargata ad aree, temi e paesi tra loro sostanzialmente omogenei». Un’area «che riguarda i pochi, i ricchi - malgrado le tempeste finanziarie e le crisi - e comunque non più del 15% della popolazione mondiale». Ampio spazio invece, come detto, a un mondo «frivolo, pruriginoso, annoiato e senza valori: le tematiche a sfondo sessuale cui i tg danno spazio hanno tra le prime vittime la donna e la vita reale dei cittadini, entrambe tradite da una comunicazione che riprende e amplifica un vuoto pneumatico di idee ». Qualche esempio? Nove titoli sulla coppia Sarkò-Bruni, sei sulle protesi mammarie, quattro sui problemi di coppia dell’attrice Sandra Bullock, tre su Clooney-Canalis, due sull’outing del cantante Riky Martin. Poca, pochissima attenzione ai problemi veri del mondo, denuncia la Tavola della pace. Che proprio in questi giorni ha animato la campagna 'T’illumino di +', per sensibilizzare a «un’informazione di pace, per dare voce agli invisibili, contro la censura, per la libertà e il diritto all’informazione ». Da giugno l’Osservatorio di Articolo 21 concluderà la fase sperimentale e diventerà un’associazione aperta a singoli, associazioni e sindacato. Si avvarrà della collaborazione di Mario Morcellini. L’analisi verrà allargata anche ai tigì serali di RaiNews24 e SkyTg24. E quotidianamente il report del giorno sarà comunicato alle agenzie, in contemporaena con i dati Auditel.
Da Il Timone di giovedì 13 maggio 2010
Dopo Reggio Emilia anche a Sassuolo s’inaugura una cappella di preghiera permanente
SECONDO CASO IN EUROPA DI ADORAZIONE EUCARISTICA PERPETUA IN UN OSPEDALE
Si è inaugurato ufficialmente sabato 10 aprile con la celebrazione della Santa Messa presso il piazzale dell’ospedale civile di Sassuolo, l’apertura dell’AEP (Adorazione Eucaristica Perpetua).
L’AEP è l’esposizione del Santissimo Sacramento 365 giorni l’anno, giorno e notte ininterrottamente.
Seguendo l'esempio dell'iniziativa di Reggio Emilia, l'Associazione Regina della pace ha proposto alla Direzione dell'Ospedale, che ha accolto volentieri, di trasferire l'esperienza di Padre Justo Antonio Lo Feudo per consentire l'adorazione perpetua del Signore 24h/24h tutto l’anno.
Il 10 aprile p.v. alle h 16.00 all'interno di una tensostruttura situata all'esterno dell'Ospedale, si inaugurerà la seconda Cappella italiana di adorazione perpetua all'interno di un Ospedale.
L'iniziativa si inserisce in una catena di adorazione che comprende già diverse chiese italiane e nel mondo. La Direzione dell'Ospedale di Sassuolo ha creduto da subito a questa iniziativa volta a dare la possibilità a chiunque lo voglia, in qualsiasi ora del giorno, di potersi raccogliere in un momento di preghiera.
Secondo le parole di Padre Justo "in tempi in cui le nostre chiese rimangono spesso chiuse, una cappella sempre aperta, per chiunque voglia avvicinarsi a qualsiasi ora del giorno e della notte, è come le braccia aperte di Gesù pronte ad accogliere ogni uomo". Hanno aderito a questa iniziativa volontari di diverse parrocchie del territorio che, a turno, saranno sempre presenti all'interno della cappella. L'iniziativa ha avuto il pieno consenso della Curia Vescovile presente il giorno dell'inaugurazione.
Nel mondo esistono 2.500 cappelline di adorazione perpetua di cui 1.000 solo negli USA delle quali 100 nella solo Sant’Antonio (Texas). Il caso di Sassuolo aperta in un ospedale è il secondo in tutta Europa e il primo, pensate è nell’Arcispedale di Reggio Emilia. Due casi nella stessa diocesi, visto che Sassuolo pur essendo sotto la provincia di Modena, è incorporato nella Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla.
Hanno risposto a questa chiamata del Signore più di 400 persone di tutte le parrocchie di Sassuolo e dintorni.
Da Avvenire di venerdì 14 maggio 2010
IL RADUNO DI DOMENICA IN PIAZZA SAN PIETRO
L’affetto di noi preti più forte degli scandali MAURIZIO PATRICIELLO
Ci saranno anche i giovani delle nostre parrocchie domenica in piazza San Pietro. Vanno dal Papa per un bisogno del cuore. In questi mesi lo scandalo di alcuni fratelli sacerdoti affetti dalla patologia della pedofilia, ha portato la Chiesa sulle prime pagine dei giornali. Alcuni nemici della Chiesa – pur non essendo nemica di nessuno, essa ne annovera diversi –, hanno infangato quanto più potevano preti e vescovi, cercando di coinvolgere anche il Papa. Abbiamo sofferto. A Malta il Santo Padre si è commosso davanti ad alcune vittime di abusi sessuali dei preti.
Con lui ha pianto la Chiesa tutta. Come Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro. Come Gesù nella notte senza luci e senza amici che precedette il giorno terribile della morte. Pianse Gesù, non poteva non piangere il suo Vicario in terra ascoltando le tristissime storie raccontate da chi conobbe il sapore amaro del tradimento. Dolce e delicato sempre, Benedetto XVI, come Gesù, è stato irremovibile e severissimo con chi scandalizza gli innocenti.
Penso che il Papa sappia bene, mentre tanti sembrano dimenticarlo, che di questo morbo la scienza conosce tanto poco e ancor meno ne sanno i comuni mortali; che queste persone di certo non guariscono tenendole qualche anno rinchiuse in carcere.
Occorre investire senza badare a spese per capire cosa scatti nelle loro menti insane allorché un infante ne sconvolge la libidine.Certa stampa non è stata imparziale e ha voluto pescare nel torbido. A volte – diciamolo – è stata proprio ingiusta nei confronti di migliaia di innocenti sacerdoti sparsi per il mondo a seminare il bene. Abbiamo sofferto e pregato. Abbiamo portato la croce. Con il Papa e con la Chiesa. Ma non vogliamo chiudere gli occhi. Il problema esiste e occorre prenderne atto. Tanti pedofili, a nostra insaputa, sono in mezzo a noi e torneranno a colpire ancora. Alcuni, anzi, non hanno mai smesso di colpire. Portano dentro un disordine, un dramma che essi stessi non riescono a capire, ma hanno il terrore di chiedere aiuto. Sono carnefici, è vero.
Insidiosi e incomprensibili, ma fanno anche tanta pena, perché vittime di un morbo resistente a ogni cura. Il clima di caccia alle streghe li isola ancora di più dalla società, lasciandoli prigionieri dei loro incubi. Che ne vogliamo fare? Come aiutarli seriamente? Dove curarli? La Chiesa si fa carico dei suoi figli che hanno commesso questi obbrobri. Le vittime dei preti trovano una qualche forma di giustizia – piccola, niente e nessuno potrà mai risarcire adeguatamente il danno ricevuto –, ma chi ebbe la sciagura di cadere nelle grinfie di un pedofilo laico – intellettuale o analfabeta, parente o sconosciuto, poco importa – da chi mai potrà ricevere le scuse?
I preti domenica a Roma non saranno molti, perché nelle parrocchie loro affidate stanno celebrando e confessando; confortando e consigliando. Ma pur se assenti, essi vogliono far giungere al Papa la loro voce e il loro affetto. «Padre Santo, vogliamo chiedere perdono a tutti per i nostri confratelli che non seppero custodire l’immenso dono ricevuto. Ma chiediamo perdono anche a te, Santità.
Ogniqualvolta facciamo di testa nostra convinti di essere più incisivi.
Quando per i mille impegni dimentichiamo che nostro primo compito è ringiovanire ogni giorno l’amicizia e l’intimità con Gesù.Quando il Vangelo non troneggia sulla pila di libri pronta per esser letta. Quando la Parola che annunciamo non ci brucia le labbra e non ci tormenta il cuore. Quando dimentichiamo di essere solamente inutili servi. Padre Santo noi ti amiamo.
Confermaci nella fede, o dolce nostro Cristo in terra».
Da piùvoce.net di giovedì 13 maggio
Tre buone ragioni per essere domenica alla preghiera con il Papa e Bagnasco
COME POPOLO E FAMIGLIA TUTTI IN PIAZZA SAN PIETRO
di Franco Miano
In occasione del concerto offerto per il quinto anniversario del pontificato di Benedetto XVI, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rivolgendosi al Santo Padre, ha affermato: “Sono certo che nella discrezione e nel rispetto con cui seguiamo il quotidiano svolgersi della sua alta missione, Ella possa ben cogliere la intensa, affettuosa vicinanza nostra e del popolo italiano”, sottolineando inoltre come tale vicinanza e considerazione si estenda anche ai tanti sacerdoti che operano “per il perseguimento del bene e della concordia”.
In questa cornice di affetto e di solidarietà mi sembra particolarmente importante, per almeno tre ragioni, essere in Piazza San Pietro il 16 maggio accogliendo l’invito della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal) a pregare con il Papa.
Primo: la priorità della preghiera. Ci rechiamo in piazza San Pietro a pregare con il Santo Padre. Ci ritroviamo così ad esprimere nella fede, nella sobrietà della preghiera del Regina coeli (che unisce ogni domenica piazza San Pietro con tutte le case del mondo), nella sottolineatura della centralità della Parola (attraverso la Liturgia della Parola presieduta dal cardinale Bagnasco prima della preghiera con il Papa), il senso vivo e profondo della vicinanza e dell’affetto del laicato cattolico, del popolo cristiano verso il Santo Padre e verso i sacerdoti tutti.
Secondo: il valore della comunione. Ci rechiamo in piazza San Pietro insieme. Insieme nella semplicità di un incontro di famiglia, di un incontro domenicale in un luogo particolarmente caro e rappresentativo di tutte le chiese e di tutte le piazze della cristianità e del mondo intero. Insieme come gruppi, associazioni, movimenti; insieme come popolo. Si tratta di un segno di comunione con il Papa, capace di esprimere nello stesso tempo l’ansia di comunione che abita la vita di ogni credente autenticamente impegnato nella Chiesa, l’esperienza di ogni realtà autenticamente ecclesiale.
Terzo: il significato di una responsabilità. Ci rechiamo in piazza San Pietro per sottolineare l’adesione al Magistero di Benedetto XVI che spinge sempre più tutti i credenti verso una fedeltà incondizionata al Vangelo, che metta in grado di riconoscere, condannare e isolare il male presente anche nella vita della chiesa e di impegnarsi a vincere il male facendo sempre prevalere il bene. In ogni circostanza, anche in quelle più difficili e problematiche, i credenti sono invitati alla conversione sorretti dalla speranza che nel Signore risorto si è fatta certezza, dall’amore del Signore della vita che chiede ad ogni credente di amare la vita e di saperla degnamente e responsabilmente far crescere.
il quotidiano e tutti i supplementi in internet
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