Da PiùVoce.net di giovedì 20 maggio 2010
Cosa insegna il drammatico sacrificio di questi nostri italiani per bene
MORIRE A KABUL
MORIRE A BANGKOK di Domenico Delle Foglie
Morire a Kabul. Morire a Bangkok. Tre italiani per bene, giovani come può essere giovane chi insegue un sogno e un valore per i quali spendere la vita, hanno lasciato la loro di vita in un Paese lontano. Dinanzi a questi italiani per bene, due militari e un fotoreporter andati a guadagnarsi il pane in un Paese lontano, abbiamo il dovere di misurare le parole e di lasciare spazio alle ragioni del cuore. Saper dire anche un semplice grazie è sufficiente per non lasciare sole le famiglie in un momento così drammatico, ma anche per testimoniare una gratitudine verso chi riscatta tante nostre pigrizie e vuoti di coraggio.
Dinanzi a un Paese impaurito da una crisi finanziaria che potrebbe riportarci indietro di trent’anni, la morte di questi tre uomini ci riporta all’essenziale. Qualcuno ci ha donato la democrazia, il benessere, la libertà. Che qualcuno di noi, per noi e nel nostro nome, aiuti Paesi lontani a conquistare la democrazia e la libertà, presupposti necessari del benessere, ci deve rendere tutti più coraggiosi. Scacciare le paure, lo ripetiamo, necessita la scelta del bene così come oggi si presenta dinanzi a noi. Cioè nel nostro tempo difficile, in un mondo globalizzato che pretende la condivisione dei diritti e dei doveri al di là di ogni divisione di razza, nazione, religione.
A nome di tutti noi il grazie infinito a Massimiliano Ramadù, Luigi Pascazio e Fabio Polenghi.
E a quanti in queste ore soffrono, la certezza che non dimenticheremo questi bravi italiani.
Da Avvenire di sabato 22 maggio 2010
L’OGM «CREATO» DA VENTER
HANNO FATTO UN ABILE «PUZZLE» E LO CHIAMANO NUOVA VITA
ASSUNTINA MORRESI
Non è una sfida a Dio l’ultimo risultato ottenuto da Craig Venter e dalla sua équipe, ma una sofisticata operazione tecnologica, un 'copia, incolla e metti la firma': non è una creazione dal nulla, piuttosto sono state sapientemente assemblate sequenze di Dna già esistenti in natura, e riprodotte in laboratorio, insieme a qualche sequenza disegnata per 'marcare' il genoma ottenuto e distinguerlo dall’originale naturale, una specie di 'firma' degli scienziati inserita nel Dna stesso. Il Dna così prodotto in laboratorio è stato poi sostituito a quello di una cellula naturale, che è stata in grado di replicarsi grazie al nuovo patrimonio genetico, cioè seguendo gli 'ordini' del Dna sintetico.
Per produrre il genoma in laboratorio non sono stati utilizzati nuovi aminoacidi. I 'mattoni' con cui è stato costruito questo Dna sono quelli di sempre, e quindi parlare di «creazione di una nuova vita artificiale» è quanto meno ambiguo, visto che il cromosoma è copiato da quello naturale, e che anche la cellula che ha ospitato il Dna è naturale. D’altra parte ogni organismo geneticamente modificato può essere considerato una «nuova vita artificiale» che si affaccia sul pianeta, con un patrimonio genetico diverso da quelli già esistenti.
In altre parole, i ricercatori del gruppo di Venter hanno composto con grande abilità un enorme puzzle, utilizzando i pezzi già messi a disposizione dalla natura, per realizzare un disegno pressoché identico a quello già tracciato naturalmente. Non sappiamo ancora a quali risultati porterà la nuova procedura tecnica messa a punto: la produzione di biocarburanti piuttosto che importanti applicazioni biomediche. Lo vedremo nel tempo. Per ora, i problemi che pone sono analoghi a quelli di ogni ogm: la valutazione dell’eventuale impatto con l’ambiente naturale, le possibili ripercussioni sulla regolamentazione dei brevetti e sul mercato biotecnologico.
Nell’articolo scientifico pubblicato è evidente la profonda capacità manipolatoria raggiunta dagli scienziati, che li fa parlare addirittura di 'design' di cromosomi sintetici, e che indica la necessità di una vigilanza molto attenta per il futuro. La stessa richiesta del capo della Casa Bianca Barack Obama alla Commissione bioetica presidenziale di approfondire le questioni sollevate dall’esperimento è un segnale in tal senso. Ma ad inquietare per ora non è tanto l’esperimento in sé, quanto i toni con cui se ne parla.
È ben noto che Craig Venter è innanzitutto un bravissimo imprenditore di se stesso: sono già stati annunciati per i prossimi giorni documentari in anteprima mondiale su questo studio, a dimostrazione dell’accuratissima preparazione mediatica del lancio della notizia, organizzata su scala planetaria. Una sapiente e spregiudicata strategia di marketing industriale per un mercato enorme come quello che gira intorno alle biotecnologie, nel quale troppo spesso ad annunci trionfali non seguono i risultati promessi.
Fa riflettere, poi, l’enfasi con cui la notizia è rimbalzata sulle prime pagine di tutti i giornali, con evocazioni di immagini bibliche, tipo «assaggiare il frutto dell’albero della vita», o «l’uomo ha creato la vita», o con affermazioni come «progettare una biologia che faccia quel che vogliamo noi», e potremmo continuare con le citazioni. Che la sfida della conoscenza debba sempre essere presentata come mettersi in arrogante gara con Dio, non rende ragione alla scienza stessa. Il mestiere dello scienziato è quello di cercare di comprendere sempre più a fondo la struttura intima della materia e della vita, ed è frutto di intelligenza – quella stessa che ieri il cardinal Bagnasco ci ha ricordato essere «dono di Dio» – , curiosità e, soprattutto, di umiltà. Significa essere consapevoli di stare di fronte ad un mistero che mentre si fa esplorare ci suggerisce nuove domande, altre questioni da affrontare e conoscenze da mettere a fuoco. Un mistero che svelandosi si mostra infinito.
Il libro da leggere (secondo PortaParola Ravenna)
Come la fede mi ha ridato il sorriso
UN VOLO DI FARFALLA
Vi possiamo assicurare, senza alcuna ipocrisia o esagerazione, che raramente si ha la possibilità di leggere convinzioni così edificanti sul senso che la sofferenza ha per un cristiano e sul suo valore salvifico.
Dal racconto della Sua vita – dall’allontanamento da Dio in seguito al fallimento dell’operazione che Le avrebbe dato la possibilità di camminare normalmente fino al ritorno alla fede durante un pellegrinaggio a Lourdes – emerge una coraggiosa, serena e fiduciosa accettazione della volontà di Dio da cui consegue la donazione della propria sofferenza e disabilità per la conversione dei peccatori.
Nell’eroica testimonianza di fede che Rita sta dando a tutti coloro che la incontrano e che leggono il suo libro prendono mirabile forma le parole che Benedetto XVI ha rivolto ai malati nella Piccola Casa della Divina Provvidenza lo scorso 2 maggio in occasione del Viaggio Apostolico a Torino: «Cari malati, voi svolgete un’opera importante: vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Offrendo il nostro dolore a Dio per mezzo di Cristo, noi possiamo collaborare alla vittoria del bene sul male, perché Dio rende feconda la nostra offerta, il nostro atto di amore. Cari fratelli e sorelle, tutti voi che siete qui, ciascuno per la propria parte: non sentitevi estranei al destino del mondo, ma sentitevi tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo. Cristo, che è morto sulla Croce per salvarci, si è lasciato inchiodare perché da quel legno, da quel segno di morte, potesse fiorire la vita in tutto il suo splendore. Questa Casa è uno dei frutti maturi nati dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo, e manifesta che la sofferenza, il male, la morte non hanno l’ultima parola, perché dalla morte e dalla sofferenza la vita può risorgere. […]
[…] se la passione dell’uomo è stata assunta da Cristo nella sua Passione, nulla andrà perduto. Il messaggio di questa solenne Ostensione della Sindone: “Passio Christi – Passio hominis”, qui si comprende in modo particolare. Preghiamo il Signore crocifisso e risorto perché illumini il nostro pellegrinaggio quotidiano con la luce del suo Volto; illumini la nostra vita, il presente e il futuro, il dolore e la gioia, le fatiche e le speranze dell’umanità intera».
Rita ha accettato di abbracciare la propria Croce, di seguire e servire Gesù ogni giorno, «costi quel che costi» (Benedetto XVI, 18 agosto 2005): chiediamo alla Vergine Maria, che in questi giorni di Novena invochiamo con il titolo di Madonna Ausiliatrice, che doni anche a noi il coraggio e la forza di accettare le fatiche e le sofferenze – che a ben guardare sono, spesso, ben poca cosa – che giorno per giorno siamo chiamati ad affrontare; affinché possano servire alla nostra salute spirituale e per la conversione di coloro che non credono in Dio.
Segnaliamo anche che sul sito www.bol.it il libro è in offerta 3x2: per ogni 3 libri acquistati uno è in regalo!
Da Bologna 7 supplemento di Avvenire di Domenica 16 maggio 2010
Mass media: nuova pastorale nel «cortile dei gentili»
Di Marco BARONCINI
I mass e new media hanno bisogno della Chiesa, come la Chiesa «ha bisogno» di loro. La necessità dei media deriva dal fatto che, del decantato «connecting people », ci è rimasto solo un profondo senso di solitudine, soli in mezzo a tanti. Le nuove «medicine digitali», aumentano il dilagante solipsismo interiore, innescando il bulimico perverso meccanismo di abbondanti connessioni, spesso senza trasmissioni di alcun che. Del resto la tecnologia può insegnarci a usare proficuamente uno strumento ma non come umanizzarsi con essi. La «necessità» della Chiesa, invece, deriva da un aspetto di responsabilità e di opportunità: l’impellente e prioritario compito di annunciare. Il Santo Padre, ripetutamente ci ricorda, ed il nostro Cardinale Arcivescovo proprio giovedì scorso per la Madonna di San Luca, che c’è uno spazio fondamentale che attende con impazienza il nostro annuncio, il cosiddetto «cortile dei gentili». Soprattutto qui, oggi, la Chiesa è chiamata a svolgere il suo «munus propheticum». Vi sono vari cortili dei gentili, il proprio ambiente di lavoro ad esempio. Il Santo Padre, però, ne ricorda uno in particolare: «La rete potrà così diventare una sorta di "portico dei gentili",
dove "fare spazio anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto". In questo senso si ha bisogno di questi mezzi, perché ambiente (mediatico), cortile in cui esercitare la propria missione. La cosa più interessante, poi, è che le persone stesse hanno già trasformato questi mezzi in ambiente e quindi in un cortile di gentili, dove spesso porre domande sostanziali; gli argomenti religiosi sono i più ricercati. I nuovi gentili, pur vivendo la religione ormai come cosa estranea, non vogliono rimanere semplicemente senza Dio, stufi degli dei che la irreligiosità ha loro (im)posto. Le chiese si saranno un po’ svuotate - dipende -, ma le persone non sono certamente scomparse. Sono lì. Allora prendiamo il largo - da testimoni e non solo da tecnici – per tornare a pescare, tenendo viva «la questione su Dio come questione essenziale per l’esistenza» dell’uomo. Con questi mezzi, messi «al servizio della Parola" sarà un po’ più facile raggiungere i confini della terra. Pertanto, senza limitarci a mettere in evidenza solo i rischi che questi nuovi strumenti possono produrre, come ambiente pervasivo, pensando così di essere già intervenuti, rimbocchiamoci le maniche e, con chiara identità di Chiesa, diamoci da fare. Noi custodiamo ciò che il popolo cibernetico cerca ma non trova ancora. Chissà, dal cortile dei gentili -magari- a qualcuno verrà voglia di tornare nel tempio, passando dal Dio sconosciuto a quello conosciuto. Il Santo Padre, durante l’udienza dello scorso 24 aprile 2010, di fronte a 8000 comunicatori di tutta Italia, concludeva: «Il mondo della comunicazione sociale entri a pieno titolo nella programmazione pastorale». La nostra Diocesi ha tutti i requisiti per raccogliere questo invito, forte del lungo lavoro sviluppato sapientemente, in questi anni, dai nostri Vescovi. Ci aspettiamo, una più profonda consapevolezza pastorale, da parte di tutti, per vivere da protagonisti i nuovi e i collaudati progetti diocesani, senza subirli con uno sguardo di indifferenza. Stiamo parlando di un ambiente/cortile affollato di gente, con statistiche di fruizione alle stelle. Se questo ambiente non verrà abitato da noi, i loro abitanti saranno riconsegnati ai miti e agli idoli della irreligiosità, da coloro che hanno colto, anche se per fini sbagliati, le potenzialità del "nuovo mondo".
Da Avvenire di sabato 22 maggio 2010
I VALORI CHE CONTANO
Difesa della vita Regioni in campo
Governatori d’accordo con la proposta di Casini (Mpv) Pier Luigi Fornari
Una rete di confronto legislativo e di governo sulle politiche regionali in difesa dei nascituri, delle madri e delle famiglie ha preso il via ieri nell’incontro promosso dal Movimento per la Vita (MpV), dal Forum delle famiglie e da Scienza&Vita. Erano presenti più di 30 amministratori in rappresentanza di dodici regioni (ancora di più con i messaggi di adesione).
L’evento che significativamente si è tenuto nella sede della regione Lazio, alla presenza del governatore Renata Polverini e del suo omologo lombardo Roberto Formigoni (Roberto Cota del Piemonte e Gian Mario Spacca delle Marche hanno inviato rappresentanti), costituisce la migliore partenza di una tre giorni "di non rassegnazione" nell’anniversario dell’approvazione della legge 194 per l’aborto (22 maggio 1978).
«Crisi economica, disoccupazione, immigrazione e anche le sfide di politica internazionale – ha esordito il presidente del MpV Carlo Casini –, possono essere fronteggiate con successo guardandole con gli occhi dei bambini, questo significa riconoscere la loro dignità umana fin dal concepimento anche a livello di legislazione regionale». Ricordando il triste bilancio di 5 milioni di aborti dall’approvazione della 194, l’europarlamentare ha definito «una questione strategica» l’attivazione di una rete tra gli amministratori regionali in difesa della vita.
La Polverini ha assicurato da subito la sua «attiva e convinta» adesione all’iniziativa di «straordinaria forza» promossa da Casini a sostegno della vita e della famiglia, con misure come il bonus bebè, i mutui agevolati per le giovani coppie, l’aumento degli asili nido (uno sarà creato nella sede regionale). «I consultori non sono ancora attivati come dovrebbero per cercare di indirizzare la donna verso scelte diverse dall’aborto», ha aggiunto il governatore del Lazio. Citando anche l’esperienza della campagna elettorale, ha garantito l’apertura al volontariato.
Olimpia Tarzia, di cui Casini ha ricordato l’impegno nella prima battaglia del MpV contro l’approvazione della 194, ha annunciato che ricercherà consensi anche al di là della maggioranza per la sua proposta di riforma dei consultori nel Lazio già presenta allo scadere della legislatura 2000-2005. In rappresentanza del governatore leghista Cota, Marco Penna ha sollecitato un riesame parlamentare della 194 per dare maggior valore alla prevenzione dell’aborto. «Oggi ci sono i numeri per modificare la legge», ha registrato il consigliere della Toscana Marco Carraresi. Il siciliano Salvino Caputo ha prospettato la creazione di una banca dati a servizio della rete pro vita degli amministratori regionali.
Luca Marconi, assessore alla famiglia delle Marche, ha richiamato l’attenzione sul problema della tutela della vita nella fase terminale di fronte al rischio di spinte in senso contrario con il crescere della spesa sanitaria. «L’adozione della Ru486 può fortemente ostacolare la dissuasione dell’aborto», ha avvertito Lodovica Carli del Forum delle famiglie, proponendo quindi linee guida regionali che verifichino l’efficacia dei colloqui previsti, la collaborazione con il volontariato e la fissazione «del limite delle 22 settimane, epoca a partire dalla quale c’è possibilità di sopravvivenza del feto, per l’esecuzione di aborti dopo i primi novanta giorni di gravidanza». Lucio Romano, copresidente di Scienza&Vita, ha messo in guardia contro la nuova offensiva abortista della pillola EllaOne.
Politiche per la conciliazione lavoro-famiglia sono state sollecitate da Mariella Zezza assessore competente del Lazio. Il vicepresidente del Mpv Roberto Bennati ha sollecitato la erogazione di risorse da parte delle regioni ai comuni per il sostegno delle madri in difficoltà e per le case di accoglienza che le ospitino.
«C’è punto su cui non ci sono divergenze: la 194 è stata male applicata, principalmente perché non è riconosciuta la identità umana del concepito», ha detto in conclusione l’altro vicepresidente Pino Morandini, chiedendo perciò la riforma del primo articolo della legge e del Codice civile, la valorizzazione del volontariato, percorsi preferenziali di assistenza per le madri in difficoltà. Oggi sarà presentato un rapporto sui Centri di aiuto alla vita: dalla approvazione della legge 120mila bambini sono stati salvati dall’aborto.
Una strategia unitaria della rete degli amministratori regionali a difesa della vita.
Consultori aperti al volontariato in vista della solidarietà per le maternità difficili, efficaci interventi di rimozione delle cause dell’aborto anche nei riguardi di quello farmacologico (Ru486), protezione dell’obiezione di coscienza, iniziative culturali ed educative per il riconoscimento del diritto alla vita fin dal concepimento.
Sono alcuni degli obiettivi di «una strategia unitaria» della «rete degli amministratori regionali» che ha preso il via ieri nell’incontro promosso dal Movimento per la vita, dal Forum delle famiglie e da Scienza&Vita. I politici locali presenti hanno auspicato l’inizio a livello regionale di una sensibilità nuova a difesa del nascituro e conseguentemente «una interpretazione ed attuazione della legge 194 attribuendo significato normativo decisivo all’articolo 1 laddove si proclama che la Repubblica tutela la vita umana fin dal suo inizio».
A tale scopo si ritiene opportuno che l’inizio della vita umana sia reso esplicito con l’indicazione «fin dal concepimento» e si auspica che «tale precisazione trovi il consenso delle giunte e dei consigli regionali fino ad approdare agli Statuti». Si chiede anche che i colloqui previsti dall’articolo 5 della 194 siano orientati «in modo da determinare una responsabilizzazione verificabile degli operatori sanitari e delle donne in difficoltà». Per quanto riguarda l’aborto chimico si è evidenziato che «ostacola fortemente» l’applicazione della legge perché i tempi a disposizione per la prevenzione sono esigui.
Da Avvenire di sabato 22 maggio 2010
La regione Lombardia stanzia fondi per aiutare le donne
Contro l’aborto un fondo illimitato
«Nessuna donna in Lombardia dovrà più abortire per difficoltà economiche», lo ha affermato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, a proposito del «fondo illimitato» istituito nelle sua regione che darà un aiuto a tutte le madri che potrebbero arrivare all’aborto per mancanza di risorse. Le iniziative messe in campo dalla sua amministrazione seguono due direttrici: sostegno alla famiglia e alla genitorialità e valorizzazione dei consultori familiari. La Lombardia ha stanziato per l’anno in corso 27 milioni di euro di cui 17 per il buono famiglia per i nuclei disagiati, 7 per il sostegno alle responsabilità familiari e il contrasto al disagio giovanile e 3 per progetti di aiuto alla vita a sostegno delle mamme incinte e con bambini fino a un anno. I consultori accreditati (284, di cui 59 privati) assistono 566 mila persone l’anno.
Famiglia, il network di Parma
Appello bipartisan dei Comuni: subito politiche su misura per chi ha figli
PARMA. È nato ieri a Parma il 'Network italiano di città per la famiglia' che unisce una cinquantina di Comuni tra cui Parma, Roma, Bari e Varese. Una iniziativa di cui il Forum delle associazioni familiari è stato fin dall’inizio ispiratore e stimolo. «Il Forum ha tra i suoi obiettivi specifici quello di interagire con gli enti locali, perché siamo certi che la qualità di vita delle famiglie si sviluppa e progredisce dentro un territorio, dentro le piazze che calpestiamo, dentro le strade in cui mandiamo in giro i nostri figli», ha spiegato il presidente del Forum, Francesco Belletti.
A sottoscrivere l’appello che i sindaci hanno lanciato al governo e alle istituzioni nazionali, tra gli altri, c’erano anche Pietro Vignali, sindaco di Parma, e il primo cittadino di Roma Gianni Alemanno.
Per il primo, si tratta di «un esempio bipartisan di federalismo e di sussidiarietà». Parma è stata la prima città in Italia ad avere introdotto, a livello comunale, il quoziente familiare per rimodulare l’indicatore di reddito Isee in modo che all’aumentare del carico familiare (numero di figli, ma anche anziani a carico o affidi) decrescano tasse e tariffe comunali. Per Alemanno, «l’introduzione del quoziente familiare non è un’utopia e si può realizzare anche nei momenti di crisi». Perchè sbaglia chi dice che «la crisi fa rinviare le riforme. Le crisi devono trovare risposta nelle riforme».
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sabato 22 maggio 2010
PORTA PAROLA 22 maggio 2010
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