domenica 2 maggio 2010

Il VANGELO di DOMENICA 2 maggio 2010

Lasciarsi amare per capire la verità il vangelo
di Ermes Ronchi V Domenica di Pasqua Anno C

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù dis­se: «Ora il Figlio dell’uo­mo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorifi­cato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Fi­glioli, ancora per poco so­no con voi. Vi do un co­mandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, co­sì amatevi anche voi gli u­ni gli altri. Da questo tut­ti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Amatevi, come io vi ho amato. Lo spe­cifico del cristiano non è amare (lo fanno molti, dovunque, sempre, e alcuni in un modo che dà luce al mondo) ma a­mare come Cristo. Con il suo modo unico di inizia­re dagli ultimi, di lasciare le novantanove pecore al sicuro, di arrivare fino ai nemici. La prima caratteristica dell’amore evangelico: a­mare come Cristo. Non: quanto Cristo, impresa impossibile all’uomo, il confronto ci schiaccereb­be. Nessuno mai amerà quanto Lui. Ma come Lui: con quel sapore, in quella forma, con quello stile.
Con quel suo amore crea­tivo, che non chiude mai in un verdetto, che non guar­da mai al passato, ma apre strade. Amore che indica passi, almeno un passo in avanti, sempre possibile, in qualsiasi situazione. A­more che ti fa debole eppure fortissimo: debole verso colui che ami, ma in guerra contro tutto ciò che fa male.
La seconda caratteristica: « Come io ho amato voi ». L’amore cristiano è anzi­tutto un amore ricevuto, accolto. Come un’anfora che si riempie fino all’or­lo e poi tracima, che di­venta sorgente. L’amore non nasce da uno sforzo di volontà, riservato ai più bravi; l’amore viene da Dio, non dalla mia bravu­ra: amare comincia con il lasciarsi amare . Non sia­mo più bravi degli altri, siamo più ricchi. Ricchi di Dio. È un amore che perdona ma non giustifica ogni sbaglio . Giustifica la fragi­lità, lo stoppino smorto, la canna incrinata, ma non l’ipocrisia dei pii e dei po­tenti. Ama il giovane ricco ma attacca l’idolo del de­naro. Se il male aggredisce un piccolo, Gesù evoca immagini potenti e dure come una macina al col­lo. Amore guerriero e lot­tatore. Ma se il male è con­tro di Lui allora è agnello mite che non apre bocca.
Terza caratteristica « Ama­tevi gli uni gli altri »: tutti, nessuno escluso; guai se ci fosse un aggettivo a qualificare chi merita il mio amore e chi no. È l’uo­mo. Ogni uomo, perfino l’inamabile. Gli uni gli al­tri significa inoltre reci­procità. Non siamo chia­mati solo a spenderci per gli altri, ma anche a la­sciarci amare: è nel dare e nel ricevere amore che si pesa la beatitudine della vita. Amore è intelligenza e ri­velazione; amare è capire più a fondo: Dio, se stessi e il cuore dell’essere. Co­me Gesù quando fa emer­gere la verità profonda di Pietro: « Mi ami tu, ades­so? ». E non gli importa di quando nel cortile di Cai­fa, Cefa, la Roccia, ha avu­to paura di una serva. A­more che legge l’oggi, ma intuisce già il domani del cuore. E ripete a Pietro e a me: il tuo desiderio di a­more è già amore.

(Letture: Atti degli Aposto­li 14, 21-27; Salmo 144; A­pocalisse 21,1-5; Giovanni 13,31-33.34-35)

Nessun commento:

Posta un commento