sabato 28 agosto 2010

IL VANGELO DI DOMENICA 29 AGOSTO 2010

L’amore senza calcoli, motore di vita
XXII domenica del Tempo Ordinario Anno C
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato ». (...)

La gente sta ad osservare Gesù e Gesù osserva gli invitati. C’è un incrociarsi di sguardi in quella sala che è la metafora della vita: conquistare i primi posti, competere, illusi che vivere sia vincere, prevalere, ottenere il proprio appagamento. Gesù propone un’altra logica: Tu vai a metterti all’ultimo posto. L’ultimo posto non è un castigo, è il posto di Dio, il posto di Gesù, venuto non per essere servito, ma per servire; è il posto di chi ama di più, di chi fa spazio agli altri. Amico, vieni più su , dirà allora l’ospite. A colui che ha scelto di stare in fondo alla sala è riservato questo nome intenso e dolce: amico. Amico di Dio e degli altri. L’ha dimostrato con quel gesto che sembra dire ad ognuno dei commensali: «Tu sei più importante di me, prima vieni tu». E così si fa amico di Dio, che eternamente altro non fa che considerare ogni uomo più importante di se stesso. Lo garantisce la Croce di Cristo. Quando offri una cena non invitare né amici, né fratelli, né parenti, né vicini ricchi: belli questi quattro gradini del cuore in festa, quattro segmenti del cerchio caldo degli affetti; non invitarli, perché poi anche loro ti inviteranno e il cerchio si chiude nell’eterna illusione del pareggio contabile tra dare e avere. Quando offri una cena invita poveri, storpi, zoppi, ciechi . Ecco di nuovo quattro gradini che ti portano oltre il cerchio della famiglia e degli affetti, oltre la gratificazione della reciprocità, che aprono finestre su di un mondo nuovo: dare in perdita, dare per primo, dare senza contraccambio.
Nel Vangelo il verbo «amare» si traduce sempre con il verbo «dare». E sarai beato perché non hanno da ricambiarti. In questa piccola frase è contenuto il doppio segreto della felicità: essa ha sempre a che fare con il dono, non può mai essere solitaria. Doni un po’ di felicità a qualcuno e subito la riattingi, moltiplicata, dal volto dell’altro. E sarai beato perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere, come molti, come forse tutti abbiamo sperimentato. E sarai beato perché agisci come agisce Dio, come chi impara l’amore senza calcolo che solo fa ripartire il motore della vita. Invita i più poveri dei poveri e assicurati che non possano restituirti niente.
Vangelo stravolgente e contromano, che convoca un altro modo di essere uomini, il coraggio di volare alto, nel cielo di Dio, «il totalmente Altro che viene affinché la storia diventi totalmente altra da quello che è» (Barth), affinché la forza giovane del Vangelo sia sempre come una breccia di luce.

(Letture: Siracide 3,17-20.28-29; Salmo 67; Ebrei 12, 18-19.22-24; Luca 14, 1. 7-14)

IL VANGELO DI DOMENICA 22 AGOSTO 2010

Dio non si merita, ma si accoglie
XXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
... Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cer­cheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il pa­drone di casa si alzerà e chiu­derà la porta, voi, rimasti fuo­ri, comincerete a bussare al­la porta, dicendo: “Signore, a­prici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”.
Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua pre­senza e tu hai insegnato nel­le nostre piazze”. Ma egli vi di­chiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abra­mo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verran­no da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzo­giorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno pri­mi, e vi sono primi che sa­ranno ultimi».

Sono pochi quelli che si salvano, o molti? Gesù non risponde sul nume­ro dei salvati ma sulle moda­lità. Dice: la porta è stretta , ma non perché ami gli sforzi, le fatiche, i sacrifici. Stretta perché è la misura del bambino: « Se non sarete come bambini non entrerete!» . Se la porta è piccola, per passare devo far­mi piccolo anch’io. I piccoli e i bambini passano senza fati­ca alcuna. Perché se ti centri sui tuoi meriti, la porta è stret­tissima, non passi; se ti centri sulla bontà del Signore, come un bambino che si fida delle mani del padre, la porta è lar­ghissima.L’insegnamento è chiaro: fat­ti piccolo, e la porta si farà grande; lascia giù tutti i tuoi bagagli, i portafogli gonfi, l’elenco dei meriti, la tua bravu­ra, sgònfiati di presunzione, dal crederti buono e giusto, e dalla paura di Dio, del suo giu­dizio.La porta è stretta ma aperta . In questo momento aperta. Quello che Gesù offre non è solo rimandato per l’aldilà, ma è salvezza che inizia già o­ra. È un mondo più bello, più umano, dove ci sono costrut­tori di pace, uomini dal cuore puro, onesti sempre, e allora la vita di tutti è più bella, più pie­na, più gioiosa se vissuta se­condo il vangelo. È aperta e sufficiente per tan­ti, tantissimi , infatti la grande sala è piena, vengono da o­riente e da occidente e sono folla e entrano, non sono mi­gliori di noi o più umili, non hanno più meriti di noi, non è questo. Hanno accolto Dio per mille vie diverse. Dio non si merita si accoglie. Salvezza è accogliere Dio in me, perché cresca la mia parte divina, ed è così che io raggiungo pie­nezza. Più Dio equivale a più io.
La porta è stretta ma bella, in­fatti l’attraversano rumori di festa, una sala colma, una mensa imbandita e un turbi­nare di arrivi, di colori, cultu­re, provenienze diverse, un mondo dove gli uomini sono finalmente diventati fratelli, senza divisioni. Nel seguito della Parabola la porta da aperta si fa chiusa e una voce dura dice: «Voi, non so di dove siete». Sono come stranieri, eppure avevano se­guito la legge, erano andati in chiesa... Tutti abbiamo senti­to con dolore questa accusa: vanno in chiesa e fuori sono peggio degli altri... Può acca­dere, se vado in chiesa ma non accolgo Dio dentro. Dio che entra e mi trasforma, mi cam­bia pensieri, emozioni, paro­le, gesti. Mi dà i suoi occhi, e un pezzo del suo cuore. Il Dio della misericordia mi insegna gesti di misericordia, il Dio dell’accoglienza mi insegna gesti di accoglienza e di co­munione. E li cercherà in me nell’ultimo giorno. E, trovandoli, spalan­cherà la porta.
(Letture: Isaia 66, 18-21; Sal­mo 116; Ebrei 12, 5-7.11-13; Luca 13, 22-30)

IL VANGELO DI DOMENICA 15 AGOSTO 2010

il vangelo di Ermes Ronchi
Siamo germogli di luce nel mondo

Assunzione della Beata Ver­gine Maria

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la re­gione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nel­la casa di Zaccarìa, salutò E­lisabetta. Appena Elisabet­ta ebbe udito il saluto di Ma­ria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Be­nedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! [...]
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signo­re le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magni­fica il Signore e il mio spiri­to esulta in Dio, mio salva­tore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva [...]».

L’ Assunzione di Ma­ria al cielo in anima e corpo è l’icona del nostro futuro, anticipazione di un comune destino: an­nuncia che l’anima è santa, ma che il Creatore non spre­ca le sue meraviglie: anche il corpo è santo e avrà, trasfi­gurato, lo stesso destino del­l’anima. Perché l’uomo è u­no.
I dogmi che riguardano Ma­ria, ben più che un privilegio esclusivo, sono indicazioni esistenziali valide per ogni uomo e ogni donna. Lo in­dica benissimo la lettura dell’Apocalisse: vidi una donna vestita di sole, che sta­va per partorire, e un drago.
Il segno della donna nel cie­lo evoca santa Maria, ma an­che l’intera umanità, la Chiesa di Dio, ciascuno di noi, anche me, piccolo cuo­re ancora vestito d’ombre, ma affamato di sole. Con­tiene la nostra comune vo­cazione: assorbire luce, farsene custodi (vestita di sole) , essere nella vita datori di vi­ta (stava per partorire): ve­stiti di sole, portatori di vita, capaci di lottare contro il male (il drago rosso). Indos­sare la luce, trasmettere vi­ta, non cedere al grande ma­le.
La festa dell’Assunta ci chia­ma ad aver fede nell’esito buono, positivo della storia: la terra è incinta di vita e non finirà fra le spire della vio­lenza; il futuro è minaccia­to, ma la bellezza e la vitalità della Donna sono più forti della violenza di qualsiasi drago.
Il Vangelo presenta l’unica pagina in cui sono protago­niste due donne, senza nes­sun altra presenza, che non sia quella del mistero di Dio pulsante nel grembo. Nel Vangelo profetizzano per prime le madri. « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo ». Prima parola di E­lisabetta, che mantiene e prolunga il giuramento irre­vocabile di Dio: Dio li bene­disse (Genesi 1,28), e lo e­stende da Maria a ogni don­na, a ogni creatura. La pri­ma parola, la prima germinazione di pensiero, l’inizio di ogni dialogo fecondo è quando sai dire all’altro: che tu sia benedetto. Poterlo pensare e poi proclamare a chi ci sta vicino, a chi condi­vide strada e casa, a chi por­ta un mistero, a chi porta un abbraccio: « Tu sei benedet­to », Dio mi benedice con la tua presenza, possa bene­dirti con la mia presenza.« L’anima mia magnifica il Signore ». Magnificare signi­fica fare grande. Ma come può la piccola creatura fare grande il suo Creatore? Tu fai grande Dio nella misura in cui gli dai tempo e cuore. Tu fai piccolo Dio nella misura in cui Lui diminuisce nella tua vita.
Santa Maria ci aiuta a cam­minare occupati dall’avve­nire di cielo che è in noi co­me un germoglio di luce. Ad abitare la terra come lei, be­nedicendo le creature e fa­cendo grande Dio.
(Letture: Apocalisse 11,19a;12,1-6a.10ab; Salmo 44; 1 Corinzi 15,20-27a; Lu­ca 1 ,39 -56)