Ravenna, 23 dicembre 2009
Gli auguri di Natale di Monsignor Giuseppe Verucchi
A tutti voi, lettori, giunga il mio augurio di un Santo Natale e di un felice Anno Nuovo.
Desidero estendere il mio augurio ai vostri familiari, specialmente ai piccoli, agli anziani e ai malati. A tutte le persone della città, dei paesi e della Diocesi assicuro il mio affetto e la mia costante e quotidiana preghiera.
Il periodo che stiamo vivendo è pesante per la crisi economica, l’insicurezza lavorativa, un clima purtroppo costante di conflittualità, la paura per il domani. Sappiamo anche che, in gran parte, questa situazione ha una causa e una radice ben precisa: la crisi dei valori; lo staccarsi della vita concreta dai valori morali naturali e il basare la vita su interessi individualistici, sul piacere del momento, sul tornaconto immediato.
Se tagliamo le radici, abbiamo la morte dell’albero! Se la facciamo finita coi valori, ci roviniamo l’esistenza.
Ma credo che dentro di noi ci sia ancora un forte radicamento nei valori; un grande desiderio di giustizia, di onestà, di pace, di serenità, di amore; una grande voglia di voltar pagina.
È proprio in questo contesto di crisi e di paura, di voglia di bene e di pace che ci facciamo gli auguri natalizi.
Il Bambino di Betlemme è venuto per rafforzare, orientare, elevare il desiderio di amore, di giustizia, di libertà, di pace, di vita che c’è nel cuore di ogni persona. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per salvarci; liberarci dal male e donarci la grazia, la vita divina, una vita nuova! È venuto per donarci la NOVITÀ di vita terrena ed eterna verso cui il cuore aspira.
Augurarci “Santo Natale” significa augurarci di accogliere il Bambino di Betlemme, i suoi messaggi, i valori di vita che ci dona. E impegnarci a viverli. Aiutarci reciprocamente per viverli. E prendere la strada che il cuore, illuminato dalla Luce che ci viene dalla Grotta di Betlemme, ci indica:
la strada della bontà, del perdono, della pace;
la via della solidarietà verso chi ha bisogno;
la logica dell’accoglienza verso il prossimo che si trova in difficoltà, specialmente verso i piccoli, i sofferenti, gli anziani;
una voglia di maggiore fraternità;
la via dell’apertura al soprannaturale, ai doni che Dio, in Cristo, desidera comunicarci;
la strada di una vita maggiormente basata sui valori etici fondamentali.
A tutti: Santo Natale e Buon Anno Nuovo.
Da “Avvenire” di martedì 22 dicembre 2009
IL PAPA: NATALE NON È UNA FAVOLA PER BAMBINI
L’Angelus sul significato della venuta di Cristo definita «la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca della vera pace» Benedetto XVI
Domenica è stato dedicato al Natale ormai alle porte l’Angelus del Papa in piazza San Pietro.
Cari fratelli e sorelle! Con la IV Domenica di Avvento, il Natale del Signore è ormai dinanzi a noi. La liturgia, con le parole del profeta Michea, invita a guardare a Betlemme, la piccola città della Giudea testimone del grande evento: «E tu, Betlemme di Efrata, / così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, / da te uscirà per me / colui che deve essere il dominatore in Israele; / le sue origini sono dall’antichità, / dai giorni più remoti» ( Mi 5,1). Mille anni prima di Cristo, Betlemme aveva dato i natali al grande re Davide, che le Scritture concordano nel presentare come antenato del Messia. Il Vangelo di Luca narra che Gesù nacque a Betlemme perché Giuseppe, lo sposo di Maria, essendo della «casa di Davide», dovette recarsi in quella cittadina per il censimento, e proprio in quei giorni Maria diede alla luce Gesù (cfr Lc 2,1-7). In effetti, la stessa profezia di Michea prosegue accennando proprio ad una misteriosa nascita: «Dio li metterà in potere altrui – dice – / fino a quando partorirà colei che deve partorire; / e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele» ( Mi 5,2). C’è dunque un disegno divino che comprende e spiega i tempi e i luoghi della venuta del Figlio di Dio nel mondo. È un disegno di pace, come annuncia ancora il profeta parlando del Messia: «Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, / con la maestà del nome del Signore, suo Dio. / Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande / fino agli estremi confini della terra. / Egli stesso sarà la pace!» (Mi 5,3).
Proprio quest’ultimo aspetto della profezia, quello della pace messianica, ci porta naturalmente a sottolineare che Betlemme è anche una cittàsimbolo della pace, in Terra Santa e nel mondo intero. Purtroppo, ai nostri giorni, essa non rappresenta una pace raggiunta e stabile, ma una pace faticosamente ricercata e attesa. Dio, però, non si rassegna mai a questo stato di cose, perciò anche quest’anno, a Betlemme e nel mondo intero, si rinnoverà nella Chiesa il mistero del Natale, profezia di pace per ogni uomo, che impegna i cristiani a calarsi nelle chiusure, nei drammi, spesso sconosciuti e nascosti, e nei conflitti del contesto in cui si vive, con i sentimenti di Gesù, per diventare ovunque strumenti e messaggeri di pace, per portare amore dove c’è odio, perdono dove c’è offesa, gioia dove c’è tristezza e verità dove c’è errore, secondo le belle espressioni di una nota preghiera francescana. Oggi, come ai tempi di Gesù, il Natale non è una favola per bambini, ma la risposta di Dio al dramma dell’umanità in cerca della vera pace.
«Egli stesso sarà la pace!» – dice il profeta riferendosi al Messia. A noi spetta aprire, spalancare le porte per accoglierlo.
«Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, …
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande … fino agli estremi confini della terra. …
Egli stesso sarà la pace!» ( Mi 5,3)Impariamo da Maria e Giuseppe: mettiamoci con fede al servizio del disegno di Dio. Anche se non lo comprendiamo pienamente, affidiamoci alla sua sapienza e bontà. Cerchiamo prima di tutto il Regno di Dio, e la Provvidenza ci aiuterà. Buon Natale a tutti!
Da “Avvenire” di giovedì 24 dicembre 2009
QUESTO TEMPO UNICO
ACCOGLIAMO LA FIDUCIA DI DIO RITROVIAMO LA FIDUCIA TRA NOI
ANGELO BAGNASCO
Il Natale ritorna con il suo bagaglio di ricordi, di sentimenti, di propositi. Tutti, cristiani e non cristiani, sentono questa festività con affetto, quasi con nostalgia e tutti, in un modo o nell’altro, ne sono presi, si sentono partecipi di qualcosa di particolare, di unico nell’anno. Anche chi non ha la fede cristiana sente di non sfuggire a un clima suggestivo, che al di là degli aspetti di consumo, fa intuire di essere dentro a una storia, parte di una tradizione significativa che ha segnato il mondo: una storia importante perché testimonia bontà e suggerisce propositi migliori, riporta al centro di noi stessi, a quello che vorremmo essere veramente, a ciò che è più importante nella vita e che spesso, invece, trascuriamo. Risveglia più acuta la nostalgia di un mondo diverso, migliore, dove la violenza e l’egoismo non hanno cittadinanza perché regna la riconciliazione dell’anima e quindi dei cuori, della persona e quindi delle società e dei popoli. E sentire questo, anzi, sentirsi parte di questo fiume di bontà desiderata, fa bene anche se il quotidiano riprende veloce e convulso con le sue lotte e le sue solitudini.
Per coloro che hanno il dono della fede cristiana, tutto questo non è un sogno e un’invocazione, ma realtà. Il Natale, infatti, non è astratto, ma rimanda a Colui che è nato: il Figlio di Dio, il Verbo eterno, è nato nella carne, è entrato nel tempo. E con Lui una nuova vita, quella vera. Quando, infatti, l’uomo sa di non essere solo nel suo pellegrinaggio verso il Cielo, sa che Dio non è lontano ma si è fatto vicino e gli offre la sua amicizia, il suo amore, la sua stessa vita, allora la vita cambia: restano le prove e le ombre, ma sa di avere accanto Lui, l’Emanuele, il Dio-con-noi. Sempre. Sa che in Gesù Dio gli mostra fiducia, e quando sentiamo che qualcuno ha fiducia in noi, diventiamo capaci di spremere il meglio da noi stessi, il meglio di dedizione e sacrificio, pur di non tradire la fiducia che ci è stata donata.
Vogliamo fermarci davanti al presepe – che esprime con tanta poesia il mistero dell’ Incarnazione – e guardare il Bambino Gesù nella grotta di Betlemme: vogliamo sentire il calore della fiducia di Dio per noi, fiducia che scalda il cuore e scioglie la vita da rigidità, risentimenti, contrapposizioni. Sentiremo che se Dio ha fiducia di noi sarà più facile ritrovare la fiducia nel prossimo, costruire ponti, e percorrere strade di bene. La Luce si è ormai accesa e nessuna tenebra potrà più spegnerla: la Luce è Gesù Bambino. Per questo la piccola grotta, come tutte le oscurità della storia, è illuminata. Ogni uomo è quella piccola grotta: lasciamoci illuminare da Cristo!
L’augurio dei Vescovi italiani, Pastori appassionati delle nostre Chiese, vuole raggiungere il cuore di ogni comunità cristiana, anzi, dell’intero Paese, come un voto e un invito: accogliamo la fiducia di Dio per noi, sarà più facile ritrovare la fiducia tra noi e guardare al domani portando ognuno qualcosa di vero e di buono per tutti. Santo Natale!
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